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Blitz Polizia contro 'Ndrangheta, oltre cento misure

dda FIRENZE

Blitz Polizia contro 'Ndrangheta, oltre cento misure

Indagine 3 procure su cosca Molè, gruppi in Lombardia e Toscana

REGGIO CALABRIA, 16 novembre 2021, 09:10

Redazione ANSA

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Un blitz della Polizia è stato condotto in diverse regioni italiane contro presunti appartenenti alla cosca Molè, una delle storiche famiglie di 'Ndrangheta: sono oltre cento le misure cautelari chieste e ottenute da tre procure distrettuali antimafia, quelle di Milano, Firenze e Reggio Calabria.
    Al centro dell'indagine, nel corso della quale è stata sequestrata anche una tonnellata di cocaina proveniente dal Sudamerica, la cosca della Piana di Gioia Tauro, le sue ramificazioni in Lombardia e Toscana e le proiezioni all'estero.
    Gruppi che, seppur dotati di una certa autonoma, operavano in stretta sinergia. I reati contestati agli indagati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione.
    A condurre le indagini sono state le squadre mobili di Reggio Calabria, Milano, Firenze e Livorno, coordinate dal Servizio centrale operativo della Polizia. Al filone milanese dell'inchiesta ha lavorato anche il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Como.
    In Calabria sono 36 le misure cautelari, 31 delle quali in carcere, eseguite dalla Squadra mobile di Reggio in esecuzione di un'ordinanza del gip su richiesta della Dda reggina.
    Nell'ambito della maxi-operazione sono in corso anche sequestri preventivi di aziende, beni immobili, terreni e rapporti finanziari. Investigatori della squadra mobile e del Servizio centrale operativo stanno eseguendo il provvedimento cautelare emesso dal gip Tommasina Cotroneo in diverse regioni d'Italia e all'estero. Ha portato all'emissione di 13 misure di custodia cautelare in carcere e a un obbligo di dimora nel Comune di Livorno, l'operazione della Dda di Firenze, condotta dalle squadre mobili di Firenze e Livorno, che ha sgominato un'organizzazione criminale finalizzata al traffico di cocaina proveniente dal Sud America e legata a due cosche di 'ndrangheta. Tra i destinatari delle misure, è stato riferito in una conferenza stampa alla procura di Firenze, anche alcuni soggetti che lavoravano nel porto di Livorno dove nel corso delle indagini sono stati sequestrati 430 chili di cocaina. Destinatari degli arresti anche soggetti ritenuti espressione di due cosche calabresi, un presunto broker che faceva da raccordo tra gli esponenti delle 'ndrine e altri complici in ambito nazionale e internazionale più un dipendente dell'amministrazione civile del ministero dell'Interno che avrebbe falsificato passaporti per alcuni latitanti. Tre portuali di Livorno fanno parte degli arrestati in carcere oggi nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Firenze contro il traffico di droga dal Sudamerica coordinato da cosche di 'ndrangheta: i tre avrebbero avuto proprio il compito di facilitare l'accesso dei criminali calabresi al porto toscano, sia per verificare l'arrivo dei carichi di cocaina sia per portare i carichi fuori dallo scalo. Inoltre un altro livornese, che invece il gip ha sottoposto a obbligo di dimora, avrebbe avuto il compito logistico di fornire appartamenti per le necessità di soggiorno degli 'ndranghetisti in trasferta a Livorno quando dovevano sovrintendere ai trasporti di cocaina. E' quanto emerge dall'inchiesta della Dda illustrata in una conferenza stampa alla procura di Firenze con 13 arrestati in carcere e un obbligo di dimora. Le indagini sono partite nei primi mesi del 2019, quando è stata segnalata la presenza a Livorno di presunti esponenti di vertice delle 'ndrine calabresi. Secondo quanto spiegato dalla polizia, alcuni precedenti sequestri di coca fatti nel porto di Gioia Tauro avevano indotto alcune cosche, in particolare la cosca Molè, a reindirizzare il traffico di stupefacenti verso i porti di Livorno e Vado Ligure (Savona). L'organizzazione criminale, specializzata nell'importazione di cocaina, poteva contare anche su aderenti stanziati in Olanda e in Sud America. Nel marzo del 2019 le indagini scoprirono un fallito tentativo di recupero di droga, che non era arrivata a destinazione, da un container contenente crostacei. Il 7 novembre 2019 gli investigatori hanno sequestrato nel porto di Livorno 266 panetti di cocaina, per un valore di 15 milioni di euro, contrassegnati col marchio H, in un container di legname. Il giorno dopo sempre nel porto sono stati sequestrati altri 164 panetti per in totale di 430 chili di cocaina. Nel gennaio del 2020 altri 22 chili di cocaina, prelevati da un presunto broker, sono stati sequestrati al porto di Vado Ligure. Il porto di Gioia Tauro, ma anche quello di Livorno, come porta di ingresso della cocaina proveniente dal sudamerica e destinata ai mercati europei. La conferma a quello che già è emerso in precedenti operazioni è venuta dall'operazione "Nuova Narcos Europea", condotta dalla Squadra mobile di Reggio Calabria e dallo Sco e coordinata dalla Dda reggina nell'ambito di una più vasta operazione contro la cosca Molè di Gioia Tauro che ha visto interessate anche le Dda di Firenze e Milano. Dall'indagine, infatti, è emersa l'esistenza di una associazione internazionale finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti di cui avrebbero fatto parte alcuni dei presunti affiliati al clan tra cui l'elemento di vertice della stessa, Rocco Molé, figlio del boss Girolamo 'Mommo" Molè. Nel corso delle investigazioni sono stati individuati arrivi di cocaina sia al Porto di Gioia Tauro che a quello di Livorno. Proprio nell'area portuale toscana, tra il 6 e l'8 novembre 2019, sono stati sequestrati complessivamente 430 panetti di cocaina, del peso, ciascuno, di 1100 grammi circa, occultati in una cavità di laminati in legno spediti dal Brasile. A seguito del ritrovamento, La Dda di Firenze ha aperto un'inchiesta parallela e collegata a quella di Reggio, che ha portato al coinvolgimento di alcuni portuali livornesi, che avrebbero avuto il compito di agevolare il recupero della droga. Sempre grazie alle intercettazioni, il 25 marzo 2020, in una masseria di Gioia Tauro (per la quale il GIP ha disposto il sequestro preventivo), sono stati sequestrati oltre 500 kg di cocaina in panetti, alcuni dei quali marchiati con il logo "Real Madrid". Nell'occasione era stato arrestato Rocco Molè. Nel troncone calabrese sono state arrestate 36 persone - 31 in carcere e 5 ai domiciliari - in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare del gip Tommasina Cotroneo su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell'aggiunto Gaetano Paci e del pm della Dda Paola D'Ambrosio. Oltre ai giovani rampolli di 'ndrangheta, come Rocco Molé e Teodoro Crea, la polizia ha arrestato anche Antonio Albanese, genero del boss ergastolano Mommo Molé. Nascosti nel bagagliaio della propria auto: così, nell'agosto del 2019, uno dei dipendenti di una compagnia portuale di Livorno avrebbe fatto entrare nel porto due uomini di Gioia Tauro incaricati dalla 'ndrangheta di recuperare un carico di cocaina da uno dei container arrivati dal Sud America. "Eh ma non entro", si lamenta uno dei due calabresi nel corso della conversazione intercettata nella vettura. "Entri, entri - gli risponde l'altro -, mettiti coricato, entrano le persone di due metri". "Comunque qualche cosa di soldi ci danno lo stesso, certo non tutto" ma "ce li devono dare, noi abbiamo rischiato, ce li devono dare se no... Se no entro dentro casa e gli taglio il cuore". Così uno degli arrestati nell'ambito dell'operazione condotta oggi dalla Dda di Firenze, Rocco Molé, intercettato mentre parla con suoi complici del compenso previsto per un recupero di cocaina al porto di Livorno. Recupero sfumato perché la droga non era arrivata a destinazione. Un tornaconto economico, sosteneva Molè, doveva essere loro riconosciuto comunque, se non altro per il rischio corso di essere scoperti. In un'altra conversazione, relativa al recupero di un altro carico di cocaina, nel novembre del 2019, Molè fa riferimento a un ingente quantitativo di denaro, 500.000 euro, che aveva portato con sé a Livorno e che avrebbe dovuto in parte essere utilizzato per pagare tutti coloro che aveva preso parte all'operazione, compresi i portuali. I destinatari degli arresti in carcere del filone curato dalla Dda di Firenze oltre a Rocco Molè, 26 anni di Cinquefrondi (Reggio Calabria), e a Massimo Antonini, 64 anni di Livorno, sono Francesco Riitano, 41 anni di Guardavalle (Catanzaro); Giuseppe Antonio Ierace, 42 anni di Catanzaro; Antonino Fonti, 39 anni di Messina; Mario Billi, 43 anni di Livorno; Fabio Cioni, 60 anni di Livorno; Francesco Nicodemo Callà, nato a Mileto (Catanzaro) di 67 anni; Simone Ficarra 20enne di Gioia Tauro (Reggio Calabria); Domenico Ficarra, 38enne nato a Saronno (Varese). Altri due soggetti sono al momento latitanti. Palombari e sommozzatori che in passato avevano fatto parte della marina militare peruviana sarebbero stati utilizzati dalla cosca Crea per recuperare la droga lanciata in mare per evitare il rischio che la sostanza venisse intercettata nel porto di Gioia Tauro, in Calabria. E' quanto emerge dall'inchiesta "Nuova Narcos Europea", coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, nell'ambito di una più vasta operazione contro la 'ndrangheta condotta oggi. 

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