Un Paese straniero era disposto a
finanziare la nuova moschea di Firenze ma a patto di poter
nominare l'imam. Così la comunità islamica fiorentina ha detto
'no, grazie' rinunciando, per ora, al progetto di realizzare il
suo luogo di culto. "Vogliamo pregare con dignità ma anche in
libertà", è stato spiegato, così la preghiera continuerà a
svolgersi in un ex garage del centro. A illustrare i motivi del
rifiuto della proposta proveniente da uno Stato finanziatore è
lo stesso leader della comunità Izzedin Elzir, intervistato
dall'emittente Controradio. Nell'intervista l'imam di Firenze ha
ricordato che l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe
Betori, aveva messo a disposizione un terreno a Sesto
Fiorentino, in accordo con il sindaco di Sesto e l'università.
Da qui la ricerca di fondi per realizzare la moschea, trovandoli
in due Paesi. Ma uno di questi Stati si sarebbe poi tirato
indietro, pur scusandosi, "per motivi di geopolitica mondiale",
ha spiegato Izzedin Elzir. L'altro Paese invece "ha detto di
essere disponibile ma di volere nominare l'imam. Ci siamo
riuniti come comunità e ci siamo detti che la libertà è più
importante della costruzione di una moschea o di essere legati
ad alcun Paese". "Chi sono questi due Paesi?", gli è stato pure
chiesto. "Come dice Gesù Cristo si dice il peccato, non il
peccatore", ha risposto Izzedin Elzir aggiungendo che il Paese
dettosi disponibile avrebbe anche inizialmente pensato a
nominare lo stesso Elzir, "ma è il concetto che non abbiamo
accettato: siamo una comunità islamica fiorentina, italiana e
vogliamo restare in questa indipendenza, senza essere
condizionati da nessuno", anche se "sappiamo che la libertà
costa".
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