Archinto pubblica due libri che
raccontano il lungo e ininterrotto dialogo tra due protagonisti
della storia dell'arte del Ventesimo secolo, Roberto Longhi e
Giuliano Briganti. Il primo, 'Roberto Longhi' a cura di Giovanni
Agosti (168 pagine, 18 euro), raccoglie gli scritti che in quasi
quarant'anni Briganti ha dedicato al grande studioso: una sorta
di esame di coscienza, in pubblico, sulla natura dei rapporti
tra maestro e allievo. Il secondo, 'Incontri. Corrispondenza
1939-1969', a cura di Laura Laureati (208 pagine, 18 euro),
contiene l'intero carteggio Longhi-Briganti e indaga il versante
più privato del rapporto fra i due studiosi, che inizia più
indietro nel tempo rispetto al più antico dei testi che
compaiono nel volume curato da Agosti: Giuliano conosceva
infatti Longhi fin dall'infanzia. I testi raccolti nel primo
titolo coprono l'arco che corre dalla celebrazione di Longhi,
nel 1955, sulle pagine della 'Fiera letteraria', in cui Briganti
festeggiava il maestro in compagnia di Cecchi, Toesca, Contini,
Bassani, Bertolucci, Volpe, Pallucchini, Soldati, fino ai molti
interventi pubblicati sulle pagine de La Repubblica, quotidiano
cui Briganti ha dedicato decenni della sua attività, cercando di
mettere a punto uno stile di informazione accessibile e chiaro,
non vanamente polemico, ma sempre percorso da una forte tensione
civile. Sullo sfondo scorre il panorama della storia dell'arte
in Italia nel secondo Novecento, tra editoria, università e
inesorabile, progressiva, perdita di autorevolezza culturale.
"Incontri' dipana il carteggio iniziato quando Longhi è un
49enne professore universitario già molto noto, e Giuliano
Briganti - figlio di Aldo, collega e amico - un 21enne studente
che si laureerà un anno dopo. Il primo documento è un telegramma
dell'agosto 1939. L'ultimo, datato 2 aprile 1969, è
un'affettuosa lettera di Longhi, ormai ottantenne e vicino alla
morte (3 giugno 1970) inviata al figlio del compagno di
gioventù. Briganti ha quasi cinquant'anni ed è già maestro, ma
non ha dimenticato che "gli allievi e non solo i libri […] sono
fatti per riunire gli uomini al di là della morte e difenderci
contro il nemico più implacabile di tutta la vita: la
dimenticanza".
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