Controlli e sopralluoghi preventivi
con cani antiveleno dei carabinieri forestali in più parti della
provincia di Arezzo dopo alcune segnalazioni di casi di bocconi
avvelenati. Impiegate sei unità cinofile provenienti da tutta
Italia. I controlli hanno interessato varie zone dell'Aretino,
da Chiusi della Verna fino a Monte San Savino, comprese aree del
Parco nazionale delle Foreste casentinesi, dove recentemente
sono stati segnalati avvelenamenti di animali, anche di specie
protette.
Le unità cinofile hanno operato avvalendosi del supporto
della veterinaria dell'area protetta, in stretto raccordo con le
stazioni dei carabinieri forestali di Arezzo, del reparto Parco
nazionale delle Foreste casentinesi e del reparto Biodiversità
di Pieve Santo Stefano. Sono state utilizzate le strutture
logistiche del reparto Biodiversità di Pratovecchio.
L'operazione era finalizzata a contrastare il rilascio di
bocconi avvelenati, una pratica illegale ancora diffusa, i cui
motivi sono tradizionalmente legati al controllo delle specie
cosiddette 'nocive', ovvero i predatori (volpe, tasso, rapaci,
ma anche lupo) nelle zone dove saranno rilasciati animali
allevati allo scopo di essere poi cacciati, ma anche per la
difesa degli allevamenti bradi, per la competizione nella
ricerca dei tartufi, o anche, in ambito urbano, per liti tra
vicini. "Sono utilizzati vari veleni, spesso di origine
agricola, insetticidi e rodenticidi - spiega Luca Santini,
presidente del Parco -. Le sofferenza a cui vanno incontro gli
esemplari che ingeriscono le esche sono terribili e la morte
arriva solo dopo una dolorosissima agonia".
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