"Amo il cinema italiano:
in quello di Fellini vedo le radici del cinema di Paolo
Sorrentino, mi piace il realismo di Matteo Garrone e Mario
Martone e i film di Nanni Moretti perché 'rispettano' il genere
umano" Così il regista iraniano Asghar Farhādi, premiato ieri al
Teatro Romano di Fiesole (Firenze) come Maestro del cinema,
riconoscimento conferito dal Comune di Fiesole in collaborazione
con il sindacato nazionale Critici cinematografici italiani
Gruppo toscano e la Fondazione sistema Toscana, con la direzione
artistica di Massimo Tria.
"Il cinema italiano - ha continuato - è un punto di
riferimento e tutti sono curiosi di sapere cosa succede, come si
muove la vostra cinematografia. Due anni fa ho messo in ordine
alcuni film italiani e ho rivisto anche quelli di Visconti,
fonte di costante ispirazione per me, amo riguardarli tante
volte. De Sica, ad esempio, ha fatto un film che si chiama 'Il
Tetto' meno conosciuto che mi piace molto. Ho omaggiato De Sica
nel mio ultimo film 'Un Eroe' in alcune scene, dove c'è un uomo
con una bicicletta che passa".
Riguardo al suo di cinema "la famiglia - ha spiegato - è una
fonte infinita di ispirazione, spesso racconto nei miei film
dinamiche famigliari perché possiamo capire anche cosa sta
succedendo nella società contemporanea. Ci sono tutti i
personaggi della società nelle famiglie: adolescenti, vecchi,
bambini, uomini e donne. Nella mia cultura la vita dentro casa è
diversa dalla vita fuori dalla casa, addirittura diventa un
paradosso. In casa le persone hanno meno maschere, sono più
vicine alle loro realtà. In qualche modo quando vediamo le
persone dentro casa possiamo capire come si comporterebbero
realmente fuori casa. Questo mi ha aiutato un po' a evitare la
censura". Il regista iraniano ha poi confidato che sta
lavorando a un nuovo film con suo fratello. "Ho saputo - ha
infine dichiarato - che alcuni colleghi sono in carcere e spero
che la situazione si risolva perché l'arte deve essere libera".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA