Sono tornati a casa, a
Montemurlo (Prato), i resti del brigadiere dei carabinieri
Metello Mazzei, dato a lungo per disperso dai familiari e di cui
invece ricerche recenti hanno individuato la sepoltura in
Germania, dove era stato internato nel campo di concentramento
di Dorsten. Metello Mazzei aveva detto di 'no' ai tedeschi,
decise di non collaborare, fu messo agli arresti e quindi
deportato in Germania dove morì a 23 anni, il 3 marzo 1944, in
prigionìa. Ne erano state perse le tracce dall'armistizio dell'8
settembre 1943, che lo colse a Tirana (Albania) dove prestava
servizio in un reparto motorizzato dei carabinieri, poi
documenti storici valorizzati in questi ultimi anni hanno
permesso di rintracciarne la tomba in Germania, al cimitero
militare italiano di Amburgo da dove i resti sono stati
rimpatriati. Metello Mazzei morì per gli stenti, la fame e la
tubercolosi nell'ospedale per i prigionieri italiani.
Una cerimonia ufficiale alla caserma 'Perotti' di Coverciano
(Firenze) ha riconsegnato l'urna coi resti del brigadiere
pratese ai nipoti di Mazzei. Con loro c'era un amico di infanzia
del brigadiere, Dante Nesi, 100 anni, pure lui si era arruolato
nei carabinieri. I resti sono stati tumulati nel cimitero a
Montemurlo.
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