La contessa Anna
Laetitia Pecci Blunt, detta Mimì, fu una donna raffinata e
straordinaria, eclettica mecenate, amica di tantissimi
personaggi del mondo della cultura del Novecento, artisti,
letterati, musicisti come Gide, Cocteau, Claudel, Dalì, Moravia,
Igor Stravinsky, Francis Poulenc, Rubinstein e tanti altri
ancora. La sua vita è ora ripercorsa in una mostra ospitata alla
Villa Reale di Marlia (Lucca), già dimora di campagna di Elisa
Bonaparte Baciocchi, sorella che Napoleone, residenza estiva di
Mimì che vi ha lasciato un archivio da lei creato, una sorta di
"vera e propria autobiografia" con il suo atto di nascita,
ritagli di giornale, foto, lettere, documenti, e dal quale sono
state tratti appunti e immagini per l'esposizione. A promuovere
la mostra Henric e Marina Grönberg, gli attuali proprietari
della Villa di Marlia insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio
di Lucca e all'associazione 'Napoleone ed Elisa: da Parigi alla
Toscana'.
'Mimì. Anna Laetitia Pecci Blunt: la sua anima in un archivio La
vita, gli appunti e le immagini', il titolo della mostra, aperta
fino al 17 dicembre, a cura di Roberta Martinelli, mentre le
ricerche storiche e i testi sono di Simonetta Giurlani Pardini,
il progetto di allestimento di Beatrice Speranza e il video
ritratto di Giulia Vannucci. In esposizione, nella nuova ala
della Palazzina dell'Orologio del complesso, documenti della
vita di Mimì, come i suoi dischi, le sue riviste, la sua
collezione etnografica e i cimeli appartenuti a Papa Leone XIII.
E poi ancora, spiegano gli organizzatori, foto che la ritraggono
anche con i suoi amici illustri, da Dalì a Cocteau a Moravia,
ospiti a Marlia, o che raccontano le feste sontuose organizzate
e anche di una sorta di giochi olimpici che si tenevano tutti
gli anni nel complesso famoso anche per il suo parco. La mostra
è promossa in occasione del centenario dell'acquisto da parte
della famiglia Pecci Blunt della Villa Reale di Marlia: i
Grönberg hanno voluto rendere omaggio a Mimì che convinse il
marito Cecil ad acquistarla e la la riutilizzò, si spiega, "con
lo stesso mecenatismo che aveva contraddistinto la politica di
Elisa Baciocchi Bonaparte".
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