Un gruppo di ricerca, coordinato da
fisici dell'Università di Trento, è riuscito a misurare lo
stress intrappolato nei vetri colloidali, utilizzati per gli
obiettivi delle macchine fotografiche o per le lenti degli
occhiali, passaggio obbligato per controllare le proprietà
meccaniche di questi materiali. Il risultato apre la strada a
nuovi tipi di vetro per nuove applicazioni. Lo studio è stato
pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances.
Attraverso una serie di esperimenti, condotti all'interno del
Sincrotone Petra di Amburgo (Desy, Deutsches
Elektronen-Synchrotron), in Germania, i fisici dell'ateneo
trentino sono riusciti a produrre vetri colloidali
caratterizzati da uno stress fortemente direzionale, vale a dire
materiali in cui le forze intrappolate localmente durante la
produzione sono tutte dirette nella stessa direzione.
Giulio Monaco, direttore del Dipartimento di Fisica
dell'Università di Trento e coordinatore dello studio, spiega:
"I vetri colloidali sono un sistema relativamente stabile.
Pensiamo al vetro di una finestra, che può resistere anche
secoli. Localmente, però, gli atomi o le particelle sono
sottoposti a forze notevoli la cui intensità, distribuzione e
direzione, determinano le proprietà meccaniche del materiale e
che sarebbe utile poter controllare". "Misurare l'intensità e la
direzione dello stress in un vetro- aggiunge Monaco - è un
passaggio imprescindibile perché queste forze possano essere
controllate e dunque utilizzate per applicazioni in ambito
industriale".
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