Pubblicato sulla rivista internazionale "Energy" lo studio della Fondazione Bruno Kessler che risponde al quesito su quale sia il mix tecnologico migliore per raggiungere gli obiettivi di Co2 al minor costo, a supporto del nuovo Piano energetico ambientale provinciale.
"L'analisi dei flussi energetici ha permesso di mettere in luce e quantificare i punti di forza e i punti di debolezza", spiega Luigi Crema, responsabile dell'Unità Ares di Fbk. "Il principale punto di forza è senza dubbio l'abbondante produzione idroelettrica che genera un surplus di fonti rinnovabili rispetto alla domanda elettrica trentina. In questo contesto, una complessiva decarbonizzazione del sistema energetico trentino non può che passare da soluzioni di elettrificazione che permettano di usufruire dell'elettricità 'verde' trentina anche nei settori termico (mediante pompe di calore) e dei trasporti (mediante mobilità elettrica), anche avvalendosi di una quota di produzione di idrogeno".
"Analizzando le caratteristiche degli scenari ottimizzati - sottolinea Diego Viesi, ricercatore dell'Unità Ares di Fbk - sono stati identificati il grado e l'evoluzione temporale delle misure di efficientamento energetico, di integrazione delle fonti rinnovabili e di elettrificazione (pompe di calore, veicoli elettrici, idrogeno), verso un Trentino energeticamente autonomo e a zero emissioni. E' stato inoltre dimostrato come mantenendo costi complessivi prossimi a quelli attuali il futuro sistema energetico della Provincia autonoma di Trento potrà abbandonare i vettori stranieri (petrolio, gas), mantenendo le spese per vettori energetici, manodopera e tecnologie nel territorio locale, a beneficio delle aziende e dei cittadini trentini. Tutto ciò porta notevoli vantaggi per l'economia e la forza lavoro locali. Nel costo totale annuo, gli scenari LC/LC+ riducono la quota dedicata all'importazione di vettori energetici dal 28% della "Baseline 2016" al 22/18% nel 2030 e al 6/4% nel 2050".
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