Una ricerca effettuata nel
Centro interdipartimentale mente-cervello (Cimec)
dell'Università di Trento ha rivelato le difficoltà di
interpretare in modo corretto l'esito del test molecolare, lo
strumento più impiegato per diagnosticare l'infezione da
Sars-Cov-2. A quanto riporta un comunicato dell'ateneo, Katya
Tentori e Stefania Pighin, rispettivamente professoressa e
ricercatrice del centro dei ricerca, hanno dimostrato come le
persone non riescano a tenere in debita considerazione le
informazioni in possesso in merito ai sintomi del Covid-19
quando interpretano i risultati del test. Lo studio, pubblicato
dalla rivista scientifica "British medical Journal open", è
stato effettuato sulla base di 566 persone, distribuite su tutto
il territorio nazionale e bilanciate per genere e livello di
istruzione.
Tentori e Pighin hanno scoperto che le persone sovrastimano
la possibilità di un errore diagnostico quando ricevono un
risultato positivo, ma la sottostimano se il risultato è
negativo. Inoltre, pensano sia più utile ripetere il test a
breve termine se si è ricevuto un esito positivo piuttosto che
uno negativo, quando invece i dati scientifici suggerirebbero il
contrario.
"La sottostima dei falsi negativi potrebbe portare a
trascurare le precauzioni e, in caso di sviluppo successivo di
sintomi, potrebbe diminuire la fiducia nei confronti delle
istituzioni sanitarie", dicono le ricercatrici.
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