"Cinquant'anni di impegno
missionario per l'Africa sono un traguardo importante, ma il
primo pensiero, in questo anniversario, non è per le molte cose
buone e belle realizzate, ma, piuttosto, per il tanto che ancora
resta da fare per riportare la speranza in situazioni spesso
drammatiche, provocate anche dal diffondersi del Covid-19 in
aree con sistemi sanitari fragili". Lo afferma Alpidio Balbo,
fondatore del GMM "Un pozzo per la vita", nel cinquantesimo
anniversario dall'inizio della sua attività missionaria in
Africa.
Era il 4 marzo del 1971, quando Alpidio Balbo arrivò per la
prima volta a Bohicon, nell'attuale Benin, dopo una vacanza
sulle spiagge del Togo per riprendersi dalle conseguenze di un
grave incidente stradale. In quei pochi giorni, fu messo a
confronto con la drammatica realtà africana. Da quel viaggio è
nata un'opera di solidarietà che, partendo da Merano, ha
coinvolto centinaia di persone in tutta Italia.
Come alcuni vescovi del Benin, con le cui diocesi
(Parakou, Abomey, N'Dali e Natitingou) il GMM da anni collabora,
anche il vescovo di Bolzano Bressanone, Ivo Muser, in un
messaggio per la ricorrenza esprime un "sentito ringraziamento
ad Alpidio Balbo, che da mezzo secolo dedica la sua vita alla
carità in Africa. Lo ringrazio anche per il suo entusiasmo, la
sua energia e la sua determinazione che in tutti questi anni
hanno contagiato tante benefattrici e tanti benefattori a non
chiudere gli occhi davanti alle sofferenze del mondo e a
praticare quella preziosa carità che non fa notizia".
La pandemia, sottolinea il GMM in una nota, non ha fermato le
opere avviate e la progettazione di nuovi interventi in Africa,
come le perforazioni per l'acqua potabile, nuove scuole ed un
progetto anti-Covid presso l'ospedale dei Fatebenefratelli di
Tanguieta (Nord Benin).
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