La presidente di Upipa, Franesca
Parolari, si è dimessa. Lo ha ha annunciato lei stessa con una
lunga lettera. A pesare la situazione nelle case di riposo,
scrive l'ex presidente, in particolare quella delle visite dei
parenti all'interno delle strutture. Una "speranza negata" da
"molti di voi", scrive Parolari rivolgendosi agli associati,
malgrado l'alto tasso di vaccinati nelle case di riposo.
"L'evolversi della vicenda, che ha visto coinvolte alcune Apsp
del sistema Upipa (fra cui quella che presiedo) che hanno
autorizzato le visite dei familiari in presenza, dopo un anno di
chiusura delle Rsa, ha messo in evidenza le grandi
contraddizioni latenti nel nostro sistema. A partire dalla
concezione di autonomia delle Apsp riconosciuta dal legislatore
regionale, purtroppo vuota e priva di concretezza, portata solo
come bandiera se non è associata al concetto di
responsabilità. Si vorrebbe essere autonomi ma quando
l'esercizio dell'autonomia significa assunzione di
responsabilità, allora si arretra, si vorrebbe imporre a tutti
di operare 'sotto l'egida' della Pat a cui si chiede e da cui,
anzi, si pretendono 'ordini'", scrive Parolari.
La presidente dimissionaria descrive quella che sembra essere
un'occasione mancata: "Avremmo potuto, esercitando
legittimamente la nostra autonomia, in collaborazione con Pat e
Apss che ci hanno invitato più volte a farlo, far seguire al
grande lavoro messo in campo per le vaccinazioni di ospiti e
personale un conseguente allentamento delle misure di protezione
nelle nostre Rsa, arrivando collettivamente ad autorizzare le
visite in presenza su indicazione dei nostri direttori sanitari.
Se lo avessimo fatto come sistema, saremmo state l'esempio in
Italia di strutture organizzate (...)", scrive Parolari. Invece,
prosegue, "Assistiamo invece ad un immobilismo fondato su
concezioni che non hanno nulla di scientifico, a richieste
reiterate alla Provincia di provvedimenti che garantiscano la
tutela degli amministratori, alla ricerca di protezioni esterne
che indichino puntualmente la strada da percorrere, arrivando
persino ad affermare che la condizione imprescindibile per
aprire alle visite sarebbe quella di ottenere il benestare da
Roma".
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