Le gelate tardive che hanno
contraddistinto le ultime due notti in Trentino hanno
danneggiato le colture, soprattutto alberi di ciliegio e melo. I
tecnici della Fondazione Mach di Mezzolombardo fanno notare che
quest'ultimo, nelle zone di fondovalle, ha raggiunto lo stadio
fenologico di piena fioritura, molto sensibile alle basse
temperature che determinano, nel caso di danno, la perdita
irrimediabile del fiore o del frutto appena formato. Nelle
colture di ciliegio ad altezze più elevate si sono registrati
-6 /-7 gradi e, specialmente dove non sono state attivate
protezioni, si osservano danni quantitativi abbastanza
importanti, anche se un conto verrà fatto nei prossimi giorni. I
contadini hanno azionato gli impianti antibrina principalmente
in fondovalle mentre nelle zone di collina e montagna circa 40
agricoltori hanno acceso stufette a pellet o candele di
paraffina. Per quanto riguarda la vite, le valutazioni saranno
fatte nei prossimi giorni, anche se i primi riscontri non
sembrano così negativi come su altre colture.
Una gelata così estesa e lunga - secondo i dati della Fem -
ricorda gli ultimi eventi gravi del 1997. Gli agricoltori sono
stati informati con i bollettini di previsione agrometeo emessi
da Meteotrentino e, durante le due notti di gelo, allertati
tempestivamente e frequentemente (nella notte tra il 6 e il 7
ogni 3 ore) con oltre 41.000 sms inviati dalle 40 stazioni meteo
Fem dotate di sensori antibrina. Dal 2020 gli oltre 1.200 utenti
iscritti al servizio ricevono gli allarmi in base alla coltura
(melo o ciliegio) che si attivano a soglie diverse di
temperatura in base alla fase fenologica critica. L'azionamento
degli impianti antibrina, ove presenti, può aver ridotto, ma non
azzerato, la percentuale di danno. Infatti la situazione
complessiva di temperature molto rigide e bassa umidità
relativa, oltre al numero di ore di gelo, ha messo in crisi
anche un sistema ampiamente collaudato come quello
dell'irrigazione a pioggia.
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