Dina Tiralongo, figlia del
carabiniere Vittorio ucciso nel 1964 durante un'imboscata a
Selva dei Molini, si dice contraria ad un'eventuale grazia agli
ex terroristi sudtirolesi che vivono da decenni all'estero. "Gli
assassini di mio padre - dice al Corriere dell'Alto Adige - non
hanno mai ammesso le loro responsabilità. Nessuno ha mai detto
di aver sparato. Nessuno ha mai scontato un giorno di galera".
In merito a Siegfried Steger, uno dei cosiddetti "Bravi
ragazzi della Pusteria" che recentemente Dina Tiralongo ha
incontrato in Tirolo dice: "Almeno lui ha ammesso che mio padre
venne ucciso dal terrorismo sudtirolese. E' stato il primo a
farlo e, benché non abbia chiesto scusa e non appaia pentito, ha
comunque compiuto un piccolo passo verso la verità". Secondo
Tiralongo, "è già tanto, perché va considerato che, per le
persone come lui che sono cresciute intrise di un'ideologia
violenta e separatista, è un grande sforzo riconoscere quel che
accadde. E poi i veri colpevoli non sono solo loro", dice la
figlia del carabiniere ucciso facendo riferimento agli ideologi
del movimento dell'epoca, come Norbert Burger. Nell'intervista
Tiralongo auspica infine che "nessuno soffra più come ho
sofferto io, che sia austriaco o italiano non importa".
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