Le principali criticità che
affliggono la casa circondariale di Spini di Gardolo sono state
illustrate ieri dalla Garante dei diritti dei detenuti del
Trentino, Antonia Menghini, nel corso di un incontro con la
ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
Menghini ha rimarcato che dal novembre 2019 la direttrice
della casa circondariale di Spini di Gardolo, Annarita Nuzzaci,
ha riassunto anche la direzione della casa circondariale di
Bolzano, senza contare il numero rilevante di avvicendamenti
alla direzione che hanno caratterizzato i primi dieci anni di
vita dell'istituto di Spini "dove di fatto è sempre mancata,
salvo che per brevi periodi, una direzione in grado di garantire
una progettualità di lungo periodo". "Altrettanto deficitari -
ha aggiunto - risultano essere i ruoli dei funzionari giuridici
pedagogici, senza il lavoro dei quali, non è pensabile la
predisposizione del programma trattamentale, primo tassello
ineludibile di qualsiasi percorso rieducativo. A Trento gli
educatori sono, anche a causa di alcuni distaccamenti, meno di
quanti dovrebbero essere (4 invece di 6), rispetto ad una pianta
organica già sottostimata perché rapportata a numeri di presenze
largamente inferiori alle attuali". "Anche la polizia
penitenziaria - ha aggiunto Menghini - permane in sofferenza
soprattutto rispetto alle figure chiave di Ispettori e
Sovraintendenti che a Trento dovrebbero essere, da pianta
organica, circa novanta unità e che invece risultano essere non
più di dieci unità complessive. Secondo Menghini, "centrale
diventa l'investimento sulla formazione professionale e sul
lavoro interni al carcere, così come detti investimenti
risultano, più in generale, fondamentali per fornire una
concreta possibilità di reinserimento sociale a chiunque, privo
di mezzi, stia eseguendo la propria pena all'interno di un
istituto di pena".
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