"Di fronte a questa nuova
tragedia umana e naturale del crollo del ghiacciaio della
Marmolada, come comunità di frati francescani sentiamo il dovere
e la chiamata a portare nel cuore e nella preghiera davanti al
Signore tutte le vittime e i loro familiari": a dirlo all'ANSA
è fra Marco Moroni, custode del Sacro convento di Assisi.
"Crediamo infatti che la morte, cantata da san Francesco come
sorella, non è l'ultima parola, ma al contrario l'incontro
definitivo con la vita" aggiunge.
"Guidati da San Francesco - afferma ancora il custode -
sentiamo che ogni uomo, ogni donna sono nostro fratello e nostra
sorella; per questo ogni giorno continuiamo a pregare per la
fine della guerra in Ucraina e in ogni altro luogo del mondo. Il
mondo infatti continuerà a non essere sicuro, finché non lo sarà
per tutti".
Fra Marco Moroni si è quindi soffermato sulle parole di Papa
Francesco che "ancora una volta ci aiuta a vedere, sotto la
superficie degli eventi, le vere sfide che vi si celano e che
chiedono un'azione concertata a tanti livelli (da quello
individuale a quello collettivo, da quello ambientale a quello
economico e sociale, da quello nazionale a quello
internazionale, da quello morale a quello più propriamente
spirituale e religioso) con uno sguardo e un impegno
privilegiato nei confronti di chi è vulnerabile o ai margini".
"Come infatti il Papa ha affermato più volte nell'enciclica
Laudato si' - conclude il custode - 'tutto è connesso'".
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