"A causa della pandemia il nostro raggio di azione si è ridotto. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è apertura e comunicazione alla pari." Lo ha detto il direttore del Center for Advanced Studies di Eurac Research, Harald Pechlaner, in occasione del convegno "Ripensare gli incontri" a Bolzano e a Sluderno.
La politologa del Center for Advanced Studies di Eurac Research, Elisa Piras, ha parlato di una forma di convivenza molto controversa: il multiculturalismo. Mentre il modello legato al multiculturalismo non di rado in Europa viene definito fallimentare in altre nazioni, come ad esempio il Canada o l'Australia, la questione dell'identità multiculturale è "largamente accettata dall'opinione pubblica e dalle élite politiche". "All'Ue farebbe bene cambiare prospettiva e pensare a un 'noi' più ampio al fine di garantire sostenibilità sociale e giustizia. Il multiculturalismo canadese potrebbe divenire un modello per politiche migratorie e di integrazione", ha spiegato Piras. La geografa culturale e sociale Helen F. Wilson, che insegna all'Università di Durham in Inghilterra, ha sottolineato come gli incontri non siano privi di conflitti. Al contrario, il termine stesso contiene la parola "contro". Si tratta di un incontro tra forze contrastanti e casuali, ma che allo stesso tempo è la base per un agire orientato alla ricerca di soluzioni.
Lo storico Kurt Gritsch, che si occupa di migrazione e turismo nell'ambito del progetto Arge Alp nelle regioni alpine di Alto Adige, Tirolo e dei Grigioni, ha evidenziato le problematiche nelle regioni di confine. Michael Hofer, vicepresidente della cooperativa di comunità Alta Val Venosta, ha quindi parlato di come la politica non dovrebbe limitarsi ad aspettare soluzioni dal basso, ma dovrebbe anche impegnarsi in prima persona per superare meccanismi rigidi. In particolare l'esempio pratico di Johannes Abart di Clusio ha dimostrato che "ci si incontra veramente solo quando si superano i confini linguistici, culturali e geografici". Il ruolo fondamentale della rete e della collaborazione è stato trattato da Jana Ganzmann, cofondatrice di Impact Hub Tirol. La curiosità deve essere messa di nuovo in primo piano, ha sottolineato l'imprenditore sociale Hannes Götsch. Anche piccole aree, come la Val Venosta, potrebbero divenire poli internazionali se si promuovessero sistemi economici basati sulla cooperazione.
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