Se a inizio '900 erano circa
80-90 gli ettari di suolo insediato per persona in Trentino, due
anni fa eravamo a quota 398. Solamente lo scorso anno 38 nuovi
ettari di terreno sono stati intaccati, con un trend calante ma
sempre molto accentuato. Il dato è il peggiore rispetto ad altri
territori alpini come quelli di Aosta, Belluno, Sondrio e
Bolzano. Un quarto circa dei fondovalle è sottratto alla natura
e all'ambiente, con un trend incoerente con l'aumento della
popolazione, che è molto più contenuto. Emerge dal "Rapporto di
ricognizione sul tema della gestione del fenomeno del consumo di
suolo", uno studio curato dall'Osservatorio del paesaggio,
presentato in Terza commissione del Consiglio provinciale di
Trento. L'elevato consumo del suolo in Trentino non sembra
arrestarsi, come ha spiegato il direttore dell'Osservatorio,
Giorgio Teccilla. In Trentino - che per il 55% è costituito da
boschi - abbiamo Piano regolatori comunali pronti a "sfornare"
in futuro un altro aumento del 20% dei terreni urbanizzati, per
circa 4.270 ettari che potrebbero passare da agricoli a
insediativi.
Onorare l'impegno Ue per l'azzeramento del consumo di suolo
entro il 2050 diventa quindi assai problematico, posto poi che
la legislazione provinciale vigente ha scelto un approccio per
principi, senza indicare limiti quantitativi. L'esempio
qualitativamente più virtuoso appare quello dell'Alto Adige, che
ha adottato il modello "del limite disegnato", tracciando cioè
una demarcazione netta tra aree dove si può edificare (con
limiti) e aree tutelate al 100%. Tecilla ha concluso che si
potrebbe pensare di agire sul pianificato, eliminando dai Prg le
previsioni insediative non attuate e poco sensate dal punto di
vista urbanistico e paesaggistico. Ma non basterebbe, dovendosi
pensare anche a regolare la voracità di aree dell'ente pubblico,
che agisce anche in deroga ai piani per realizzare nuove
infrastrutture. Su questo fronte occorre imporre alla pubblica
amministrazione di evitare a sua volta il consumo di nuovo suolo
o di compensarlo con la restituzione ad agricolo di superfici
corrispondenti (e di pari pregio).
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