"Ero uno di voi, anche se voi siete
studenti del liceo. E avevo la passione per i manga e gli
'anime' giapponesi, che penso molti di voi abbiano". Così
Raffaele Sollecito, ospite al collegio arcivescovile di Trento
per il progetto carcere "Spes contra spem", che coinvolge le
classi di quinta superiore.
"Avete mai visto il film 'Yara'? In quella pellicola si vede
la folla pronta ad aggredire il pm perché ancora non è riuscito
a prendere il colpevole. Anziché ragionare e dire 'attenzione,
dobbiamo arrivare alla verità', c'è la comunità che si muove
perché ha paura di non riuscire ad arrivare a quella verità. Non
dovete mai entrare nel tranello di farvi prendere dall'emozione,
perché è ingannevole. Anche nel mio caso è stato così: si voleva
dare in pasto un colpevole all'opinione pubblica", ha detto
Sollecito parlando con gli studenti delle classi quarta e quinta
superiore.
Prima dell'assemblea, gli studenti si sono preparati in
classe studiando il caso. "L'hanno valutato senza pregiudizi,
con una sincerità e con una chiarezza che mi ha sorpreso molto,
perché non hanno vissuto quest'evento con il filtro della
stampa", ha affermato la promotrice dell'iniziativa, la
professoressa Giuseppina Coali.
All'evento erano presenti anche Filippo Fedrizzi, avvocato
penalista e presidente della Camera penale di Trento, e Cristina
Sartori, grafologa giudiziaria e consulente investigativa.
"Ci sono 56.225 detenuti nelle carceri italiane, secondo un
dato aggiornato al 31 ottobre 2022. Tra queste, 39.702 persone
sono condannate in via definitiva, dopo tre o più gradi di
giudizio. Risulta quindi che abbiamo 16.523 persone che sono in
carcere pur essendo presunti innocenti. I gradi di giudizio, nel
caso di Raffaele, sono stati cinque", ha spiegato Fedrizzi.
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