Uno sci, portato dalla sorella
Lucrezia, su cui c'è il nome di Matilde Lorenzi, è stato posato
sull'altare ed è rimasto per il funerale accanto alla bara della
19enne morta in un incidente in allenamento in Val Senales. Sul
feretro è stata posta anche un bandiera tricolore. C'è molta
commozione, in tanti piangono. Un militare è svenuto ed è stato
soccorso dai sanitari della Croce rossa, mentre la cerimonia si
avvia verso la conclusione nella chiesa di San Lorenzo di
Giaveno (Torino) gremita.
Il vescovo ausiliare di Torino Alessandro Giraudo
nell'omelia, parlando del dolore dato dalla morte, ha detto che
è "un dolore che mai ci abbandona. Che assomiglia a quelle bende
e a quel sudario, in cui era avvolto il corpo di Lazzaro".
"Dolore - ha proseguito - segno di ciò che dà sapore alla
vita: ed è il coraggio di amare. Dolore che oggi Dio ci chiede
di vivere con lui. È ciò che sappiamo ora essere il nostro modo
di accostare questa oscurità. Per noi adesso c'è solo questa
oscurità, per Matilde si è accesa una luce infinita. Quella luce
che illuminava quella pista è diventata la luce senza tramonto,
non c'è più notte. C'è vita. Non ci sono più promesse né
vittorie, c'è la vittoria sulla morte, sulla paura, sul dubbio.
Matilde ci indica di cercare questa luce, lo ha fatto con tutta
la sua vita, la sua forza, il suo carattere, le sue fragilità".
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