(di Paolo Petroni) (ANSA) - SPOLETO (PERUGIA) , 25 GIU -
Hanno un sapore tradizionale, dell'epoca di Mozart, queste
'Nozze di Figaro'' che hanno aperto il 59/mo Festival di Spoleto
con la regia di Giorgio Ferrara, ma assieme mostrano un tocco
moderno e giocano su una spiccata teatralità, con i cantanti che
recitano quasi come attori con movenze di danza in questa
commedia tutta ''tormenti, capricci, follia'', come si dice ala
fine delle quattro ore di spettacolo robusto e tutt'altro che
noioso, che Lorenzo da Ponte ha tratto dall'omonimo testo in
prosa di Beaumarchais, su indicazione dello stesso Mozart.
Oltre alla direzione musicale di James Conlon, alla guida
dell'Orchestra giovanile Cherubini, che ha puntato con vigore
sulla forza cristallina e il ritmo dello spartito mozartiano,
''un vero continuo inno alla vita dall'armonia quasi cosmica'',
come ha detto lo stesso direttore, c'è innanzitutto la scena
ricostruita da Dante Ferretti con fondali dipinti sulla base di
disegni storici tra sette e ottocento, e così per quattro sipari
disegnati aperti e drappeggianti, che è come ambientassero i
quattro atti in quattro diversi spazi, ma poi c'è la moderna
scena quasi vuota arredata da Francesca Lo Schiavo, nei quattro
atti, solo con pochi oggetti isolati con al centro, via via, un
baule, il letto della contessa, il trono del conte, e due gazebi
e una panchina per il giardino. A tutto questo i costumi di
Maurizio Galante aggiungono una sottolineatura contemporanea,
uno sberleffo quasi dada colorando di rosso o verde le vistose
parrucche degli interpreti, in relazione con i colori forti,
decisi, degli abiti, che mostrano una evidente radice
settecentesca ma sono ristrutturati, aumentati e in certi casi,
come per Susanna, risolti con moderne geometrie quasi alla
Depero, contribuendo all'impatto visivo di questo spettacolo, in
bilico tra modernità e tradizione, che se ha un difetto è quello
di non aver saputo scegliere con decisione costringendo tutti a
andare in una direzione.
Tanti gli applausi, anche dopo le arie principali, per gli
interpreti, dal Figaro di Daniel Giulianini alla Susanna di
Lucia Cesarorni, il conte di Alessandro Luongo, la contessa
Federica Lombardi, Cherubino Emily D'Angelo e Marcellina Daniela
Pini, un gruppo di cantanti trentenni attentamente selezionati e
all'altezza della situazione che affrontano con bel piglio
giovanile, affiancati dall'International Opera Choir diretto da
Gea Garatti. La storia è quella delle nozze tra Figaro e
Susanna, che è però insidiata dal conte d'Almaviva che trascura
la moglie, e, per punire le insidie e rimettere le cose a posto,
si architettano una serie di burle, che coinvolgono anche
l'amore di Cherubino per Marcellina e creano vari colpi di scena
e scambi di persona, secondo uno svolgimento che ha la
precisione e complicazione di un meccanismo d'orologio, sino al
finale in cui tutto si aggiusta al meglio. Così si è parlato di
perfezione formale della musica che aderisce ai caratteri e alle
situazioni con un grande scambio e bella corrispondenza tra
testo e melodia, tra parole e andamento musicale che le sostiene
e esalta emotivamente, dalla sfida di Figaro ''Se vuol ballare
signor contino'' all'appassionato e patito ''Voi che sapete
cos'è amor'' di Cherubino o i sospiri di Susanna sino al
sofferto e ansioso ''E Susanna non vien'' della contessa. Un
Mozart in stato di grazia e che ha ridotto il numero della arie
in favore di duetti e terzetti e, sin dal principio, ha chiesto
che il libretto aderisse teatralmente all'azione e non perdesse
la forza anche di ritratto sociale e contrasto tra servi e
padroni che c'è nelle ''Nozze'' e in tutta la trilogia di Figaro
di Beaumarchais.
Ferrara ha quindi lavorato sui movimenti facendo scendere i
cantanti in sala (è lì che Figaro canta ''Farfallone amoroso') e
arrivare il coro dalla platea, e sulla recitazione, stilizzando
certe leziosità settecentesche e dando ai personaggi un rilievo
concreto, presentandoci un Figaro robusto, sicuro di sé e con i
piedi ben piantati per terra, una contessa partecipe invece che
lamentosa, un conte che ha il piglio del padrone e non è solo
uno che corre dietro alle gonne, così che l'atmosfera giocosa
dell'opera viene proposta in bilico tra favola e realismo, tra
senso e fantasia, tra ruoli sociali e invenzioni dei caratteri e
delle situazioni.
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