La Giunta regionale dell'Umbria ricorrerà avanti alla Corte costituzionale contro l'art.10 (commi 1 e 2) e l'art. 18 (commi 1 e 2) del cosiddetto Decreto Crescita, convertito in legge il 28 giugno scorso, in quanto ritenuti costituzionalmente illegittimi e lesivi delle attribuzioni della Regione.
Gli articoli impugnati dall'esecutivo riguardano rispettivamente la modifica alle disciplina degli eco-bonus ed eco-sisma e le norme in materia di semplificazione per la gestione del Fondo di garanzia per le Pmi.
In particolare: l'art. 10 fissa le modalità attuative per ottenere i bonus in un'unica soluzione attraverso uno sconto in fattura di pari importo che viene anticipato dall'impresa che esegue i lavori. L'art. 18 va invece sopprimere la possibilità per artigiani, commercianti e piccole imprese di accedere a finanziamenti avvalendosi della controgaranzia dei Confidi di categoria.
Secondo la Regione Umbria, "entrambi gli articoli, così come segnalato anche dalle stesse organizzazioni di categoria, rappresentano misure gravemente dannose per le imprese di piccole e medie dimensioni e per i lavoratori autonomi che spesso non hanno una capienza sufficiente per compensare i crediti d'imposta derivanti dallo sconto in fattura, a differenza dei grandi gruppi e delle multiutilitie, né hanno facilità di accesso al credito". Da qui la decisione della Regione Umbria di ricorrere alla Corte costituzionale.
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