In Umbria l'Aids aumenta la sua
diffusione tra i più giovani (in particolare nella fascia 25-29
anni) e "un'alta" percentuale dei soggetti colpiti, il 44%,
scopre l'infezione quando è già in una fase molto avanzata di
immunodepressione. E' il quadro che traccia con l'ANSA la
professoressa Daniela Francisci, direttore della Struttura
complessa di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliera di
Perugia, in occasione della Giornata mondiale dedicata alla
malattia. "Sia a livello nazionale, sia nella realtà della
nostra regione - spiega -, il numero di casi di infezione da
Hiv-Aids sta lentamente diminuendo. Lo scorso anno sono stati
diagnosticati 40 nuovi casi, il valore più basso degli ultimi
cinque anni. Nel 2020, complice anche l'emergenza Covid che ha
rallentato l'attività di screening, il numero delle nuove
diagnosi è ulteriormente sceso . Sono infatti 22 i casi
diagnosticati fino ad oggi".
La professoressa Francisci ha rilevato che i media "tendono a
ricordarsi dell'esistenza dell'infezione soprattutto se non
esclusivamente , in coincidenza della Giornata mondiale". "In
realtà - aggiunge - l'attenzione della scienza nei confronti di
questa infezione-malattia è sempre rimasta alta in questi anni e
i progressi raggiunti nel trattamento sono stati enormi. Oggi,
se il paziente assume correttamente la terapia, che in genere
consiste in una sola compressa al giorno, e mantiene la carica
virale non rilevabile nel sangue, non trasmette ad altri
l'infezione, cioè non è più contagiante. Quindi anche se non si
può guarire, se il paziente assume correttamente la terapia (e
lo deve fare tutti i giorni per sempre ) può vivere a lungo e in
buone condizioni praticamente come i soggetti negativi.
L'infezione Hiv-Aids si è quindi trasformata in una patologia
trattabile, non guaribile, ad andamento cronico".
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