Riflettori accesi sulle 1.550
assunzioni a tempo indeterminato di personale sanitario "ancora
solo promesse", sul tracciamento "partito in colpevole ritardo"
all'interno delle scuole "che vanno riaperte" e sul trasporto
pubblico locale che ad oggi "non è in grado di dare risposte".
Questi i principali temi messi sul tavolo della discussione da
parte di Cgil, Cisl e Uil per informare, evidenziare e
denunciare in merito alla situazione in Umbria su sanità,
trasporti e scuola, tra "mancata programmazione e assenza di un
piano straordinario" da parte della Regione.
Per i sindacati sono infatti questi i tre settori che in un
momento particolare di emergenza sanitaria legata al Covid "si
devono parlare" e che quindi vanno posti al centro del dibattito
per evidenziare "le gravi criticità che li stanno
attraversando".
Nel corso di una videoconferenza stampa le sigle sindacali
umbre, attraverso testimonianze raccolte tra i lavoratori, hanno
così fatto il punto e avanzato proposte in maniera unitaria
anche attraverso le voci dei segretari generali Vincenzo Sgalla
(Cgil), Angelo Manzotti (Cisl) e Claudio Bendini (Uil). Per
Sgalla quello che accomuna tutti e tre i settori presi in esame
è la "mancata programmazione". "Stiamo rincorrendo il Covid da
questa estate in poi - ha commentato - con la Giunta regionale
che non è stata in grado di predisporre un piano organizzativo
per la seconda ondata".
Molto preoccupato si è detto anche Bendini della Uil: "In una
prima fase gestita bene c'era tutto il tempo per organizzarsi al
meglio visto anche gli accordi fatti con i sindacati relativi
alle assunzioni poi non rispettati". Bendini ha sottolineato
infine anche una "grave carenza da parte dell'assessorato
regionale alla sanità sia dal punto di vista politico che
tecnico" chiedendo, pure lui, "un salto di qualità".
Anche Manzotti, alla luce delle crisi sanitaria, economica e
sociale che l'Umbria si trova ad affrontare, denuncia "gravi
lacune nella gestione di questa emergenza". Per il segretario
Cisl "si sono perse figure professionali che sono andate fuori
regione e l'Umbria con i suoi 14 ospedali poteva fare tutta
un'altra pianificazione".
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