Manifestazione di Flai Cgil, Fai
Cisl e Uila Uil, insieme a una rappresentanza di lavoratrici e
lavoratori del settore, davanti alla sede dell'Assemblea
legislativa contro la nuova legge regionale in materia di acque
minerali. In particolare hanno sostenuto che "non mette al
centro il lavoro e la sua tutela, ma che, anzi, rischia di
compromettere il futuro di un settore strategico per l'Umbria"
Sindacati e lavoratori hanno denunciato in particolare il
mancato ascolto da parte della Regione delle istanze portate dal
sindacato, che ha prodotto una legge che, secondo Cgil, Cisl e
Uil, rischia di "svuotare il lavoro". Le criticità, secondo il
sindacato, sono molteplici, prima di tutto, i meccanismi di
assegnazione delle concessioni previsti risultano "lacunosi e
incompleti".
"Specificatamente - affermano Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil -
l'iter riguardante il subentro di un nuovo concessionario, non
prevede una vera e propria clausola sociale, che protegga il
lavoro nell'eventualità di cambi di appalto e concessione. E poi
servivano garanzie reali sul rispetto degli accordi sottoscritti
tra Regione, sindacato e aziende concessionarie, per non
ripetere casi come quello della Sangemini, in cui i 20 milioni
di investimenti previsti sono rimasti sulla carta senza
conseguenze sulla concessione".
"Il criterio della promozione e della salvaguardia di tutta
l'occupazione nel rispetto dei contratti nazionali di
riferimento - sostengono ancora Flai, Fai e Uila - doveva essere
considerato un aspetto primario nella definizione di eventuali
requisiti di assegnazione, proprio in considerazione del
carattere pubblico del bene oggetto della concessione. Invece
siamo di fronte all'ennesima occasione sprecata per valorizzare
il nostro territorio e i suoi prodotti, considerato che le acque
umbre si distinguono sul mercato da oltre cento anni".
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