Si sente più sereno ora. La scelta
di Perugia, città in cui si è trasferito durante la pandemia, si
riflette anche nella sua musica: si chiama Balbec il nuovo album
in trio del pianista Christian Pabst, in uscita venerdì 30
aprile per l'etichetta Jazz Sick.
Balbec è un luogo che non si trova in nessuna mappa, una città
costiera - e immaginaria - resa immortale da Marcel Proust nel
romanzo monumentale "Alla Ricerca del Tempo Perduto", dove il
protagonista trascorre le estati della sua giovinezza. L'album
di Pabst, il quarto come leader, non è il frutto di una lettura
illuminata, né ha la pretesa di essere un omaggio alla città di
Proust.
Classe 1984, Pabst è un pianista di origini tedesche che dopo 15
anni vissuti ad Amsterdam e una serie innumerevole di concerti
in giro per il mondo, nella primavera del 2020 ha deciso di
trasferirsi stabilmente a Perugia.
"Tutti mi hanno detto che sono pazzo! A dire la verità, ogni
volta che mi hanno detto che sono pazzo - spiega - dopo è venuto
fuori che era la scelta giusta per me. L'hanno detto tutti anche
quando ho deciso di diventare un pianista jazz".
I sette brani originali che compongono l'album rispondono,
quindi, a questa nuova consapevolezza e rappresentano l'idea -
possibile - di un nuovo inizio, di un tempo desiderato e
ritrovato. Quando un anno fa il ritmo della vita è cambiato
drasticamente, un'ora, un giorno o un mese hanno assunto un
significato diverso. In questo senso, l'idea della città
immaginaria di Balbec non è più solo una visione ma assume qui
un significato più ampio e personale.
"Mi sento molto più sereno a Perugia. Ho l'impressione -
continua Pabst - di avere più spazio, più contatto con la natura
e, soprattutto, dei rapporti umani più semplici e profondi. È
difficile trovare tutte queste cose nelle grandi città dove
conta solo il business. Adesso sono contento perché invece di
correre ogni giorno, posso concentrarmi al cento per cento sulla
mia famiglia e sulla mia musica".
Accanto al pianoforte di Christian Pabst, ci sono il
contrabbasso del tedesco André Nendza e la batteria
dell'olandese Erik Kooger. Suoni netti, limpidi, sorretti da
solide architetture armoniche, una ritmica serrata su cui
possono muoversi ampie melodie.
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