"La Regione intende chiudere le
Usca, le Unità speciali di continuità assistenziali, nate nel
periodo del Covid, lasciando così scoperto il territorio prima
dell'entrata in vigore delle nuove Uca (Unità di continuità
assistenziale) prevista per luglio. Un fatto che, se confermato,
sarebbe di una gravità inaudita e di fronte al quale sia la
presidente della Giunta che l'assessore regionale alla Sanità
dovrebbero dare delle spiegazioni": lo sostiene il consigliere
regionale del Pd Tommaso Bori, vicepresidente della Commissione
Sanità. Il quale annuncia la presentazione di un'interrogazione
per conoscere "cosa intenda fare la Regione Umbria con le Usca,
in attesa dell'entrata in servizio delle nuove Unità di
continuità assistenziale".
"Nella prossima legge di Bilancio - spiega Bori in una nota -
è prevista l'entrata in vigore del nuovo modello assistenziale,
che diventerà una sorta di guardia medica diurna, pronta a far
fronte alle esigenze dei pazienti sia sul fronte della pandemia
che di altre situazioni ed esigenze che potrebbero venirsi a
creare. In questo contesto, le Regioni nelle loro libere
capacità di spesa, potrebbero prorogare le Usca anche oltre il
31 marzo, data nella quale è prevista la loro chiusura. E'
importante che l'Umbria faccia chiarezza, smentendo tutte le
indiscrezioni sul tema e che proroghi le Usca oltre il 31 marzo,
attraverso un periodo ponte che assicuri la tranquillità e
l'assistenza ai cittadini. Non farlo potrebbe essere una scelta
sbagliata e irresponsabile, dopo due anni di strenua lotta alla
pandemia. Bisogna assicurare le giuste garanzie ai cittadini,
anche attraverso adeguati stanziamenti - conclude Bori - e il
budget di cui l'Umbria non potrà non disporre, grazie ai tanti
stanziamenti governativi ricevuti negli ultimi anni per
contrastare la pandemia".
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