I rischi del ghiaccio che si
scioglie sulle montagne per il grande caldo riguardano anche gli
Appennini e non solo le Alpi. Le vette dell'Italia centrale "non
hanno ghiacciai, ma canaloni ghiacciati per molti mesi l'anno
che i montanari e gli esperti evitano". A dirlo all'ANSA è
Urbano Barelli, avvocato umbro e grande appassionato della
montagna, impegnato come project manager della Regione Lombardia
per le valutazioni e le autorizzazioni ambientali del Pnrr. "Il
dramma ambientale sulla Marmolada era prevedibile - sostiene - e
forse anche quello umano poteva essere evitato con la prudenza
del montanaro: non si sale sul ghiaccio o sui ghiacciai quando
la temperatura è troppo alta e quando si stanno sciogliendo".
Per Barelli "il dramma che si è consumato sul ghiacciaio della
Marmolada è il frutto anche della disattenzione e del ritardo
con i quali si affronta la crisi climatica". "Sulla Marmolada -
racconta Barelli - sono andato con gli sci dal versante servito
dai tre tronconi di funivia che salgono da Malga Ciapela.
Ricordo che la prima volta, sarà stato a metà degli anni '80
sono salito in piena estate quando ancora si praticava lo sci
estivo sul ghiacciaio. Allora la neve era più abbondante di oggi
e si sciava sul ghiacciaio in agosto con lo spettacolo
meraviglioso delle Dolomiti e del Gruppo del Sella davanti.
Negli anni la situazione è peggiorata, il ghiacciaio si è
ridotto, non si scia più d'estate, ma anche d'inverno la neve a
volte è insufficiente, in particolare sulla lunghissima pista di
12 chilometri che dai 3270 metri di Punta di Rocca arriva arriva
ai 1.450 di Malga Ciapela".
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