"Il caro energia sta diventando
una emergenza prioritaria, con ripercussioni dirette
pesantissime sulle imprese e sull'inflazione. Le nostre imprese
sono nuovamente a rischio chiusura, con tutto ciò che ne
consegue: storie d'impresa cancellate, perdita di saperi e
soprattutto di tanta forza lavoro che è una risorsa preziosa, un
mix che ha definito nel tempo anche il carattere
dell'accoglienza turistica nella nostra regione". Lo denuncia
Romano Cardinali, presidente di Fipe Umbria.
"La politica - dice - impegnata nella campagna elettorale e le
istituzioni devono farsi carico di questa emergenza".
"Se nella bolletta di luglio un ristorante si vede balzare il
costo dell'energia dagli 8 mila euro dello scorso anno ai 18
mila euro di oggi - spiega ad esempio Cardinali - si capisce
bene che non ce la può fare".
Dell'appello, con la richiesta tra l'altro di un rafforzamento
dei crediti d'imposta per le imprese e la riduzione degli oneri
generali di sistema, si è fatto portavoce il presidente di
Confcommercio Umbria, Giorgio Mencaroni, presso la
Confederazione nazionale, che dedica a questa emergenza una
vasta area della sua piattaforma programmatica di confronto con
le forze politiche in vista delle elezioni del prossimo 25
settembre: "Le ragioni delle imprese, la responsabilità della
politica. Le proposte del terziario per la prossima
legislatura".
E intanto è arrivata anche la rilevazione trimestrale
dell'Osservatorio Confcommercio Energia realizzata in
collaborazione con Nomisma Energia, secondo la quale nel 2022 le
imprese del terziario spenderanno in energia 24 miliardi di
euro, più del doppio rispetto all'anno precedente.
Il confronto possibile già da oggi - osserva Confcommercio -
indica che tra luglio 2021 e luglio 2022 gli aumenti della spesa
annuale sono arrivati a toccare punte del 122% per l'elettricità
e del 154% per il gas e, nel dettaglio, gli alberghi hanno speso
in media 55mila euro in più per l'energia elettrica, seguiti dai
negozi di generi alimentari (+18mila), dai ristoranti (+8mila),
dai bar e dai negozi non alimentari (+4mila per entrambi).
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