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Forse a Deruta primo Eterno benedicente del Perugino

Forse a Deruta primo Eterno benedicente del Perugino

Fu riproposta anche nella Cappella Sistina e in altri dipinti

DERUTA (PERUGIA), 21 agosto 2022, 17:34

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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È quella conservata nella pinacoteca comunale di Deruta la prima rappresentazione iconografica dell'Eterno benedicente, poi riproposta dal Perugino anche nella Cappella Sistina e in altri dipinti.
    L'ipotesi, legata all'arte del Divin Pittore, è arrivata quasi per caso, grazie ad una comparazione con immagini ad alta risoluzione che ha consentito di ammirare particolari mai visti.
    A farla è stato il direttore del museo regionale della ceramica di Deruta, Francesco Federico Mancini, durante un intervento alla serata "Arte sotto le stelle", dedicata a "Deruta nel Rinascimento. L'influenza del Perugino nella produzione ceramica del borgo". Organizzata dal Comune di Deruta insieme ad Archimede Arte, con il sostegno di Fondazione Perugia.
    Mancini ha così notato analogie iconografiche inedite tra l'Eterno benedicente della Pinacoteca comunale (affresco datato 1476), rappresentato tra i santi Rocco e Romano sopra una veduta del borgo di Deruta, e quello presente nella Cappella Sistina, dipinto quindi successivamente. "Comparando l'Eterno benedicente dell'affresco della Pinacoteca comunale di Deruta - ha detto - con l'analoga immagine che abbiamo visto proiettata in altissima risoluzione digitale dell'affresco della Cappella Sistina, rappresentante il Battesimo di Cristo, che ha in alto un analogo Eterno benedicente, ci siamo resi conto della quasi totale sovrapponibilità delle due immagini. Cosa che non era mai stata presa in considerazione prima d'ora".
    Per Mancini, pertanto, "ciò consente intanto di assicurare alla mano di Perugino l'affresco di Deruta, che un tempo era stato addirittura riconosciuto come opera di Fiorenzo di Lorenzo, e poi perché tutto questo può aprire degli interessanti nuovi scenari di ricerca".
    "L'affresco di Deruta - ha quindi concluso Mancini - può essere visto come la 'cellula primaria', così la chiamava Pietro Scarpellini, di una tipologia figurale che l'artista riprenderà anche nella Cappella Sistina e poi in seguito in tante altre rappresentazioni dell'Eterno benedicente".
   

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