È quella conservata nella
pinacoteca comunale di Deruta la prima rappresentazione
iconografica dell'Eterno benedicente, poi riproposta dal
Perugino anche nella Cappella Sistina e in altri dipinti.
L'ipotesi, legata all'arte del Divin Pittore, è arrivata quasi
per caso, grazie ad una comparazione con immagini ad alta
risoluzione che ha consentito di ammirare particolari mai visti.
A farla è stato il direttore del museo regionale della ceramica
di Deruta, Francesco Federico Mancini, durante un intervento
alla serata "Arte sotto le stelle", dedicata a "Deruta nel
Rinascimento. L'influenza del Perugino nella produzione ceramica
del borgo". Organizzata dal Comune di Deruta insieme ad
Archimede Arte, con il sostegno di Fondazione Perugia.
Mancini ha così notato analogie iconografiche inedite tra
l'Eterno benedicente della Pinacoteca comunale (affresco datato
1476), rappresentato tra i santi Rocco e Romano sopra una veduta
del borgo di Deruta, e quello presente nella Cappella Sistina,
dipinto quindi successivamente. "Comparando l'Eterno benedicente
dell'affresco della Pinacoteca comunale di Deruta - ha detto -
con l'analoga immagine che abbiamo visto proiettata in altissima
risoluzione digitale dell'affresco della Cappella Sistina,
rappresentante il Battesimo di Cristo, che ha in alto un analogo
Eterno benedicente, ci siamo resi conto della quasi totale
sovrapponibilità delle due immagini. Cosa che non era mai stata
presa in considerazione prima d'ora".
Per Mancini, pertanto, "ciò consente intanto di assicurare
alla mano di Perugino l'affresco di Deruta, che un tempo era
stato addirittura riconosciuto come opera di Fiorenzo di
Lorenzo, e poi perché tutto questo può aprire degli interessanti
nuovi scenari di ricerca".
"L'affresco di Deruta - ha quindi concluso Mancini - può
essere visto come la 'cellula primaria', così la chiamava Pietro
Scarpellini, di una tipologia figurale che l'artista riprenderà
anche nella Cappella Sistina e poi in seguito in tante altre
rappresentazioni dell'Eterno benedicente".
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