"Le Regioni che il centrodestra
governa da qualche anno sono state tutte un laboratorio politico
per iniziative e provvedimenti che saranno riproposti a livello
nazionale. Non ci stupiscono dunque le iniziative delle Marche
su interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), considerando
quanto fatto dalla presidente della Regione UmbriaTesei, in un
periodo anche caratterizzato dalla pandemia". Così in una nota i
consiglieri regionali umbri del Partito democratico Fabio
Paparelli e Simona Meloni.
I due consiglieri denunciano "la necessità di un cambio di
strategia su un diritto conquistato dopo anni di lotte e di
mobilitazione".
"In una fase di pandemia - spiegano Paparelli e Meloni - con gli
ospedali già al collasso per quanto riguarda la presa in carico
dei pazienti Covid, la Regione Umbria approvava una delibera che
vietava l'aborto farmacologico in day hospital e introduceva
l'obbligo al ricovero di tre giorni per assumere la pillola
Ru486. Nonostante l'adeguamento delle linee ministeriali,
l'Umbria ha continuato a non seguirle". Si denuncia inoltre il
fatto che "l'Ivg sia praticata solo nelle piccole strutture,
mentre nei grandi centri si proceda solo una volta a settimana.
Non sono casi eccezionali, dunque, quelli di donne mandate ad
abortire in sicurezza in Toscana. Per non parlare di tutto quel
corollario di iniziative e situazioni legate ai comitati
Prolife, grottesche e oscurantiste".
"Per questo - continuano i consiglieri Paparelli e Meloni -
quello che chiediamo è un impegno affinché le conquiste ottenute
dopo anni di lotte non siano più calpestate. Grazie alla
Ferragni e tutti coloro scenderanno in campo per scongiurare
rischi di pericolosa regressione".
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