Ha interessato inizialmente alcuni
centri massaggi della provincia di Perugia e si è poi estesa ad
altre regioni italiane un' indagine dei carabinieri di Assisi -
avviata nel luglio 2019 - che ha portato a 22 misure cautelari e
al sequestro di 11 di questi centri, quattro appartamenti,
numerosi conti correnti bancari e alcune autovetture.
Il provvedimento, che dispone custodie cautelari in carcere,
arresti domiciliari e obbligo di dimora, è stato emesso dal Gip
del Tribunale del capoluogo umbro per le ipotesi di reato di
associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed
allo sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento della
permanenza e della collocazione di manodopera di clandestini,
riciclaggio dei proventi delle illecite attività ed anche la
presentazione di false documentazioni alle Autorità di pubblica
sicurezza al fine di ottenere il rilascio o il rinnovo del
permesso di soggiorno.
Dei 22 destinatari ne sono stati rintracciati 18 di cui otto
sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere, uno
agli arresti domiciliari e per cinque è stato disposto l'obbligo
di dimora. Gli altri sono al momento irreperibili. L'indagine si
è via via allargata nelle province di Lodi, Verona, Bologna,
Firenze, Prato, Arezzo, Fermo, Ascoli Piceno, Teramo e Brindisi
dove gli indagati, tutti di nazionalità cinese ma stabilmente
radicati sul territorio nazionale, avrebbero investito i loro
capitali acquisendo la disponibilità di abitazioni e centri
massaggi, all'interno dei quali favorivano e sfruttavano la
prostituzione di giovani connazionali, quasi tutte irregolari in
Italia.
Le ragazze, che venivano periodicamente spostate da un centro ad
un altro, venivano fatte dormire direttamente nei centri o in
appartamenti in uso alla presunta associazione, attrezzati con
piccole cucine e letti. L'adescamento delle giovani avveniva
tramite siti internet cinesi, ai quali si rivolgevano
consapevoli - spiega la procura - del genere di prestazioni che
sarebbero state richieste una volta giunte in Italia.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, ogni singolo centro
massaggi aveva un indotto medio di 1.000 euro al giorno, che
generava un flusso complessivo di circa 350.000 euro al mese.
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