La Usl Umbria 1 dà attuazione al
progetto "La gestione delle ferite difficili nella rete
vulnologica ospedale-territorio", quale strumento di
pianificazione della presa in carico e quindi gestione,
monitoraggio e valutazione del paziente con diagnosi di ferite
difficili, (come le piaghe da decubito e gli esiti di eventi
traumatici o chirurgici). L'obiettivo - spiega la Usl - è
quello di sviluppare l'integrazione tra i centri Hub e Spoke
(negli ospedali, poliambulatori e case della salute) e, nello
specifico, tra il centro regionale con sede all'ospedale di
Assisi (struttura specialistica multiprofessionale di
vulnologia) e gli ambulatori distrettuali Adi (Assistenza
domiciliare integrata) con il coinvolgimento dei medici di
medicina generale.
Si tratta di creare le condizioni strutturali ed organizzative
affinché in ciascun distretto sia operativa un'equipe
multiprofessionale, che garantisca la tempestiva presa in carico
e la gestione dei pazienti, anche se difficilmente trasportabili
e se necessitano di cure da effettuare direttamente nella
propria abitazione.
"La Rete vulnologica aziendale, così strutturata - spiega Marino
Cordellini, direttore della struttura aziendale di Chirurgia
plastica e ricostruttiva dell'Usl 1 - vuole evitare il
pellegrinaggio degli utenti da un ambulatorio all'altro in cerca
della soluzione assistenziale più adeguata con dispendio di
risorse e capitale umano. Consente la tempestiva presa in carico
del paziente, affianca i familiari per una collaborazione attiva
al progetto e rappresenta il punto di riferimento in tutti i
campi relativi alla cura delle lesioni cutanee (wound care). Il
sistema a rete permette di instaurare un linguaggio comune in
termini di appropriatezza delle procedure e di uniformità dei
protocolli terapeutici definiti e condivisi. Una procedura -
sottolinea Cordellini - attuata anche con l'azienda ospedaliera
di Perugia. Ogni settimana uno specialista della equipe
chirurgica di Assisi è impegnato per il controllo e la
valutazione delle ferite difficili dei pazienti ricoverati
nell'ospedale perugino in collaborazione con un gruppo di
operatori altamente qualificati del Santa Maria della
Misericordia".
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