"L'approvazione a maggioranza, ad
un mese dalle elezioni, della 'Legge sulla famiglia' rappresenta
un'occasione mancata per dare all'Umbria un messaggio di unità e
coesione della politica rispetto ad un tema centrale che
dovrebbe unire e non dividere. Quella scelta dalla maggioranza è
stata una strada forzata che ha impedito che una legge potesse
contenere elementi di maggiore apertura in termini di diritti.
Di fatto rappresenta un passo indietro rispetto al testo unico
del 2015 in cui era stata riconosciuta centralità al termine
famiglie e non solo alla cosiddetta famiglia tradizionalmente
intesa": lo affermano i consiglieri regionali Simona Meloni,
Tommaso Bori, Michele Bettarelli e Fabio Paparelli, Pd. "Grazie
al lavoro svolto dal mondo delle associazioni per i diritti
civili con cui abbiamo collaborato in questi mesi, l'impianto
normativo approvato oggi - spiegano - rappresenta un testo
comunque migliorato per alcuni aspetti rispetto a quello
previsto in prima stesura, fortemente intriso di temi
ideologici".
"Nonostante abbiamo presentato ben sette emendamenti -
sostengono i consiglieri del Pd - migliorativi e non certo
ideologici sui temi della fertilità contro le discriminazioni e
gli stereotipi, sui consultori, sui tempi di conciliazione tra
lavoro, scuola e famiglia, sull'attenzione ai più fragili, sulla
parità di genere nelle famiglie, sui servizi di mediazione
familiare gratuita, sui familiari caregiver e sulla Consulta
regionale per le famiglie, la maggioranza ha deciso di
trincerarsi dietro le proprie posizioni preconcette. Avevamo
chiesto inoltre che in tutti gli articoli venisse sostituita la
parola 'famiglia' con 'famiglie', perché la società odierna ha
imposto un cambiamento radicale: sono diverse le tipologie dei
nuclei familiari sia per il progressivo invecchiamento della
popolazione, sia per una frammentazione globale delle relazioni.
Abbiamo deciso di non votare questa legge, pur riconoscendo
l'importanza di aver previsto risorse importanti e strutturali
per il sostegno delle famiglie, perché era necessario dare alla
legge una visione più moderna e più inclusiva che tenesse conto
di famiglie unipersonali, single, famiglie composte da un solo
genitore e un figlio, famiglie ricostruite, formate
successivamente a un precedente matrimonio, famiglie di fatto o
unioni civili, conviventi non sposati. Tutte realtà che la
maggioranza disconosce, negando la realtà. Cittadini e cittadine
che questa destra ha impedito che venissero riconosciuti come
destinatari di diritti. Una scelta sbagliata e antistorica -
concludono Meloni, Bori, Bettarelli e Paparelli - che
continueremo a contrastare in tutte le sedi".
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