Il 2024 è stato un anno positivo per l'export umbro - anche verso gli Usa - che, con 5,9 miliardi di euro di fatturato complessivo, ha segnato un aumento nominale del 5,3%, in controtendenza rispetto al calo registrato dall'Italia (-0,4%).
Sul futuro pesa tuttavia l'ombra dei dazi.
Emerge da un focus dell'Agenzia Umbria Ricerche, realizzato da
Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia.
La spinta più importante alla crescita è stata data dai
prodotti alimentari e dagli articoli di abbigliamento, anche di
quelli in pelle, che si dividono il 30% del fatturato realizzato
lo scorso anno e contribuiscono all'aumento dell'export
rispettivamente per 2,5 e 2,2 punti percentuali.
In crescita i
prodotti della metallurgia (ma la quota sul totale staziona al
17,5%) e anche dei mezzi di trasporto, che hanno contribuito
all'incremento dell'export con 0,7 punti percentuali.
In forte crescita anche la vendita all'estero di
apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico
non elettriche che ha contribuito per altrettanti 0,7 punti
percentuali.
L'Umbria ha invece seguito l'andamento negativo nazionale dei
macchinari e apparecchiature, che tuttavia si confermano la voce
principale dell'export umbro (oltre che di quello italiano),
assorbendo quasi un quinto del totale realizzato dalle vendite
nel mondo.
Gli Usa per l'Umbria continuano a rappresentare un mercato di
sbocco sempre più importante, in crescita nell'ultimo triennio
sia in valore assoluto sia come quota: l'aumento nominale nel
2024, pari al 9,8% (734 milioni di euro il fatturato
realizzato), è stato ben più sostenuto di quello che ha segnato
la dinamica delle esportazioni totali (l'Italia ha invece
registrato una contrazione del 3,6%).
Gli Stati Uniti si riconfermano anche nel 2024 il secondo
paese, dopo la Germania, per l'export umbro: dal 2022 al 2024 la
quota tedesca passa dal 19,9% al 16,4%, quella statunitense dal
10,5% al 12,4%. In termini di capacità di generare Pil, ad oggi
i flussi esportativi dell'Umbria verso il mercato statunitense
hanno una ricaduta dell'ordine dell'1,8%. La voce più importante
dell'export umbro verso gli Usa è rappresentata dai macchinari e
apparecchiature che, seppure in lieve calo, ricoprono il 37,2%
del fatturato realizzato nel mercato statunitense e quasi un
quarto del totale umbro del settore. La seconda voce più
appetita è quella dei prodotti dell'abbigliamento, anche di
quelli in pelle, che arrivano a superare il 30% dell'export
umbro diretto negli Usa e costituiscono il 27,6% dei prodotti
dell'abbigliamento complessivamente esportati dall'Umbria. La
terza voce è rappresentata dai prodotti alimentari (7,8% del
totale), che però hanno subito un forte calo nell'ultimo anno.
Invece in aumento la vendita dei mezzi di trasporto (sia
autoveicoli, rimorchi e semirimorchi che altri) che insieme
rappresentano il 6,1% del totale esportato negli Usa.
Per l'Umbria, i settori coinvolti nella produzione delle
merci già sottoposte ai dazi comprendono sostanzialmente
metallurgia e prodotti in metallo, macchine, apparecchi e
attrezzature, mezzi di trasporto, mobili. Complessivamente,
pesano per la metà del fatturato regionale esportato verso gli
Usa, una quota che incide per 0,9 punti percentuali sulla
formazione del Pil regionale.
Tra le categorie merceologiche che nel 2024 hanno realizzato
negli Usa il maggior fatturato, quelle per le quali lo sbocco di
mercato americano presenta un'incidenza superiore alla media
regionale (12,4%), settori fondamentali dell'economia umbra,
come l'aerospazio, le bevande, i macchinari, la moda. Le
esportazioni umbre di vino e bevande alcoliche negli Stati Uniti
valgono, da sole, oltre 13 milioni di euro, circa l'1,8%
dell'export totale.
I danni causati dall'inasprimento delle relazioni commerciali
rischiano di aggravare una situazione economica già complessa,
con la produzione industriale in calo da diversi mesi.
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