La Terza commissione
dell'Assemblea legislativa, presieduta da Eleonora Pace, si è
riunita, alla presenza dell'assessore regionale Luca Coletto e
del direttore regionale della sanità Massimo D'Angelo, per
l'illustrazione delle linee generali e degli obiettivi del nuovo
Piano sanitario regionale 2022-2026 della Regione Umbria. Entro
breve inizierà la fase di concertazione con le audizioni dei
molteplici soggetti interessati. Oltre alla concertazione e alla
possibile evoluzione del documento, si rende necessaria anche
una modifica del Testo unico in materia di sanità, trattandosi
di un piano sanitario la cui valenza passa da triennale a
quinquennale, al fine di adeguare i tempi di vigenza a quelli di
realizzazione dei progetti del Pnrr.
Sono sei le linee di intervento individuate come principi
fondamentali del nuovo Piano sanitario regionale: la sfida Covid
19; integrazione; semplificazione; assicurazione; attenzione per
il personale; sanità a misura del cittadino.
Le principali novità - spiega la Regione - riguardano la
governance, con elementi di innovazione rappresentati dal Board
per il governo del Servizio sanitario regionale; il supporto del
'Creva', il nuovo sistema di accreditamento istituzionale;
l'assistenza territoriale, con la riduzione del numero dei
distretti da 12 a 4; l'istituzione delle case di comunità; gli
ospedali di comunità; le centrali operative territoriali (cot),
la presa in carico del malato cronico; il potenziamento delle
cure palliative; la riconfigurazione della rete ospedaliera in
aderenza ai parametri del dm 70/2015, con la revisione dei
servizi clinici generali e della rete dell'emergenza-urgenza e
la realizzazione dell'elisoccorso regionale.
L'assessore Coletto ha detto che si tratta di "un piano su
misura per l'Umbria, con il parere favorevole del Ministero
della salute, approvato in Giunta, redatto a partire dal
cosiddetto 'Libro bianco', che fotografa la realtà dei servizi
sanitari in Umbria. Obiettivo quello di ricollocare le risorse
disponibili nella maniera più corretta, vicino ai territori,
evitando o limitando le distanze per l'accesso ai servizi. Un
piano che tiene in considerazione le novità come gli ospedali di
comunità, le Centrali operative territoriali (Cot), le case
comunità, che sono una rielaborazione delle Aggregazioni
funzionali territoriali, adesso ricomprese nella case comunità
dotate di medico, cup per prenotare, rispondenti alle necessità
del territorio. Anche le Cot possono dare indirizzi per percorsi
di cura, specie dei pazienti anziani. Ci avvarremo anche delle
risorse del Pnrr, indirizzate alla ristrutturazione di edifici
esistenti che potrà avere sviluppi importanti come una
rivalutazione del patrimonio non disponibile in disuso, che
potrà avere nuova vita grazie ai finanziamenti, magari
diventando sede di servizi sul territorio. Il Piano prevede
anche una Commissione regionale per gli investimenti anziché
aziende che si gestiscono da sole, affinché ci sia una
valutazione a livello regionale, una scelta dovuta a varie
considerazioni: le risorse sono comunque limitate a livello
nazionale, la loro destinazione riguarda solo la cura delle
persone e la spesa farmaceutica. Anche le donazioni devono
essere valutate".
Il direttore D'Angelo ha detto che il Piano "è uno strumento
programmatico che presuppone una sua evoluzione. Nasce su macro
aree di assistenza: la prima è quella della prevenzione, che si
richiama al Piano nazionale prevenzione, con interventi modulati
a livello regionale circa l'impatto epidemico ed epidemiologico.
In questo senso bene gli screening, che riducono il rischio di
molte patologie o l'eccesso di rischio. Altro punto è il nuovo
modello di assistenza sul territorio, con la gestione delle
emergenze e le azioni sulla cronicità che rappresentano una
sfida da rimodulare con la medicina d'iniziativa. Per la presa
in carico del paziente ci sono 21 case di comunità, 16 ospedali
di comunità (cinque dei quali finanziati dal Pnrr) e quindi una
diversa assistenza ospedaliera con la nuova rete degli ospedali,
non più strutture a sé ma Rete ospedaliera, con ospedali che
curano il basso livello di intensità di cura fino ai Dea di
secondo livello, che dovranno garantire i pazienti più complessi
con un turn over più elevato. Stiamo curando i pazienti in
maniera inappropriata perché i pazienti, quando stabilizzati,
devono essere gestiti con un setting appropriato, di qui
l'importanza delle case di comunità, con le Cot, le centrali
operative territoriali che garantiranno le dimissioni protette.
Uno dei setting più importanti è proprio il domicilio del
paziente. Per questo l'incremento delle attività territoriali.
In accordo con quanto previsto dal Pnrr, il Piano prevede la
telemedicina. Ci sono aree disagiate in cui il paziente anziano
deve essere gestito con strumenti di prossimità. Stiamo
procedendo verso la digitalizzazione totale. Infine un
elisoccorso nostro, per garantire che si superino le difficoltà
dovute alla conformazione del territorio".
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