C'è ora un disegno di legge della
Giunta regionale a disciplinare in Umbria, in coerenza con le
normative europee e nazionali, modalità e procedure di
assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni d'acqua a
scopo idroelettrico, oltre alla determinazione dei relativi
canoni. In attesa quindi di una nuova legge umbra che dovrebbe
arrivare entro la fine dell'anno.
Disegno di legge regionale che - è stato ricordato nel corso
di una conferenza a palazzo Donini - punta a perseguire "il
principio della massima sostenibilità ambientale e a stabilire
una rimodulazione dei canoni a carico dei titolari di
concessione al fine di garantire maggiori introiti nelle casse
regionali, a beneficio del territori umbro e dei Comuni in cui
sono ubicati gli impianti".
Ora, dopo l'approvazione da parte dell'Esecutivo, proseguirà
il suo iter nell'Assemblea legislativa. "E' stato avviato da
tempo, in linea e pertinente, purtroppo, con la situazione di
crisi energetica che stiamo vivendo come Paese, come Europa e
come regione" ha commentato la presidente della Regione
Donatella Tesei. La quale ha ricordato come l'Umbria, che tra
l'altro annovera aziende particolarmente energivore, "si è mossa
da tempo per ovviare al problema, sia con richieste al Governo
sia con interventi diretti nei limiti delle proprie competenze".
Il disegno di legge è quindi per Tesei "un passo ulteriore"
anche per contrastare l'impatto sulle imprese e sul territorio
della crisi energetica.
"Recupereremo fin da subito - ha spiegato ancora la presidente
- preziose risorse per il nostro territorio, stimabili in alcuni
milioni di euro che potranno aumentare negli anni successivi,
perseguendo il principio della massima sostenibilità ambientale,
che è il 'Dna' alla base della nostra programmazione".
In Umbria sono nove gli impianti che possono essere annoverati
fra le grandi derivazioni (con una potenza nominale media di
concessione superiore a 3.000 kilowatt), e si trovano per la
quasi totalità nella provincia di Terni. Di queste, sette
producono circa il 95% dell'energia e, conseguentemente, dei
canoni, con scadenza della concessione nel 2029; le restanti due
con concessione già scaduta.
Anche secondo il vicepresidente della Regione e assessore
all'Ambiente, Roberto Morroni, il ddl oltre che far intravedere
"un irrobustimento significativo delle entrate regionali", pone
l'Umbria in primo piano in materia di centrali idroelettriche.
"Legiferare su questa complicata materia - ha detto - è
importante per il nostro Paese, visto che l'Italia è tra i primi
tre posti per fornitura di energia idroelettrica, e per l'Umbria
che in questo scenario ricopre un ruolo importante. In questo
modo si concorre al conseguimento, in un'ottica di sviluppo
sostenibile, degli obiettivi relativi alla tutela, al
miglioramento e al risanamento ambientale dei bacini idrografici
di pertinenza delle concessioni, all'equilibrio delle funzioni
ecosistemiche, nonché all'incremento della produzione di energia
da fonti rinnovabili, in coerenza, tra l'altro, con gli
obiettivi di riduzione della produzione di energia da
combustibili fossili".
Le novità più rilevanti riguardano la rimodulazione dei canoni
di concessione. "Attualmente viene applicato un canone fisso -
ha spiegato Morroni - che con la nuova legge regionale verrà
innalzato da circa 32 a 40 euro per kW. Vengono poi introdotte
altre due componenti. Ci sarà una parte variabile, applicata
nella misura del 2,5% del valore dei ricavi calcolati sulla
produzione annua a consuntivo delle centrali e il prezzo di
mercato dell'energia. Abbiamo, inoltre, inteso avvalerci della
facoltà consentita dalla norma quadro statale di inserire nei
bandi che farà la Regione per l'assegnazione delle concessioni,
con procedura ad evidenza pubblica, l'obbligo ai concessionari
di fornire annualmente gratuitamente una quantità di energia
elettrica al territorio e anche la possibilità di monetizzare
questo quantitativo. Un'altra quota verrà applicata poi per le
concessioni in scadenza".
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