Sono state 151 le segnalazioni di
episodi di violenza ai danni di operatori sanitari registrate in
Umbria nel 2023. Complessivamente hanno coinvolto 179 soggetti
che stavano svolgendo la loro attività nelle strutture sanitarie
pubbliche, di questi il 73 per cento sono donne. I dati sono
stati forniti nel corso dell'iniziativa dal titolo
"AbbiCuradiChitiCura", organizzata dalla Regione a Perugia,
attraverso il Centro unico regionale di formazione in sanità.
Con l'obiettivo di avviare percorsi congiunti tra il settore
sanitario e i cittadini nella convinzione che la tutela della
salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro sia un fine comune.
All'incontro che si è aperto con gli interventi della
presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei e
dell'assessore regionale alla Salute e Politiche sociali, Luca
Coletto, hanno preso parte il direttore regionale Salute e
Welfare, Massimo D'Angelo, quelli delle aziende sanitarie e
ospedaliere, i rappresentanti delle categorie professionali e
delle associazioni territoriali.
Per Tesei l'escalation delle aggressioni con numeri in
crescendo per la presidente trova "motivazioni varie". "E,
sicuramente - ha aggiunto -, l'emergenza sanitaria prodotta dal
Covid ha contribuito ad aumentare problematiche che si
ripercuotono sui cittadini non solo in Umbria, ma in tutto il
Paese".
La presidente - si legge in un comunicato diffuso
dall'ufficio stampa della Giunta -, dopo aver ringraziato ancora
una volta i medici e tutti gli operatori sanitari per il lavoro
che svolgono quotidianamente, ha evidenziato come "il personale
sanitario sia più esposto a episodi di violenza, dovendo spesso
gestire rapporti caratterizzati da una condizione di forte
emotività sia da parte del paziente che dei familiari". "La
rappresentazione, a volta forzata, della malasanità inoltre - ha
proseguito -, spesso oscura il grande, efficace e competente
lavoro della maggioranza degli operatori sanitari e questo
rientra tra i fattori che contribuiscono all'incremento del
fenomeno".
Il "notevole e preoccupante" incremento del fenomeno - è
stato detto nell'incontro - è testimoniato da un numero
crescente di studi presenti in letteratura anche a livello
internazionale rispetto agli anni precedenti, in particolar modo
riferiti alla professione dell'infermiere, considerata la
categoria più vulnerabile per la tipologia di lavoro svolto,
sempre a stretto contatto con i pazienti e in situazioni non
ordinarie che possono generare facilmente tensione. Mentre le
aree considerate più ad alto rischio secondo la raccomandazione
ministeriale sono servizi di emergenza-urgenza, le strutture
psichiatriche ospedaliere e territoriali, i luoghi di attesa, i
servizi di continuità assistenziale, la sanità penitenziaria e i
servizi che svolgono attività di controllo e vigilanza.
L'assessore Coletto, dopo avere ricordato che la Regione
Umbria sta riservando la massima attenzione al fenomeno, ha reso
noto che "a livello regionale si sta pensando di attivare alcune
iniziative importanti per promuovere la prevenzione e il
contrasto ad ogni forma di violenza nei confronti dei lavoratori
del settore sanitario e socio-sanitario, visto che questi
episodi mettono in discussione il diritto alla salute
interrompendo il percorso di diagnosi e cura dei pazienti anche
per inabilità dell'operatore aggredito". "Il Centro rischio
sanitario e sicurezza dei pazienti della Regione Umbria - ha
aggiunto - ha coordinato un gruppo di lavoro multidisciplinare
per la redazione di linee di indirizzo sulla segnalazione e
gestione degli episodi di violenza a danno di tutti gli
operatori che svolgono prestazioni ed interventi socio-sanitari
che sono sottoposte ad un aggiornamento anche alla luce di
quanto rilevato nel corso del 2023".
Le linee di indirizzo regionali - è stato detto - sono
applicabili in tutte le strutture ospedaliere e territoriali
delle organizzazioni sanitarie pubbliche e private e sono
rivolte a tutti gli operatori che svolgono prestazioni ed
interventi socio-sanitari.
Tra le iniziative in fase di organizzazione rientrano
l'istituzione di un Osservatorio regionale, l'aggiornamento
della modulistica e l'informatizzazione della raccolta dati nel
rispetto della privacy con raccolta del consenso, nonché si
pensa di ampliare il team di coordinamento aziendale istituendo
specifici gruppi di lavoro e implementando i sistemi di allerta,
videosorveglianza e monitoraggio delle condizioni dei lavoratori
sia per quelli più esposti che per coloro che si trovano ad
operare in condizioni di isolamento.
In questo percorso è stato definito "importante" anche il
confronto con le forze dell'ordine per le modalità di
collaborazione e di intervento in tutti gli ambienti in cui si
trovano ad operare gli operatori sanitari anche al di fuori
delle strutture sanitarie. Sono già avvenuti incontri con le
prefetture e con le forze dell'ordine per poter definire policy
condivise.
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