"La scuola deve rimanere per tutti
come l'ambiente di fiducia per eccellenza, privo di ideologie di
qualsivoglia natura, rispettoso di tutte le differenze e con
tutti generosa nel favorire la crescita dei bambini. Il
programma elettorale di Vittoria Ferdinandi è intriso di
ignoranza in materia amministrativa, bugie elettorali e
allarmanti derive ideologiche ma ciò che mi ha colpito
maggiormente è il passaggio riguardante l'educazione gender
nelle scuole comunali": lo afferma il vicesindaco di Perugia,
Gianluca Tuteri, pediatra. "L'emergenza educativa sui temi
dell'affettività e della sessualità, genericamente chiamata
gender - spiega Tuteri in una nota - nega la reciprocità e le
differenze tra uomo e donna. Il disorientamento antropologico
caratterizzante questo contesto culturale determinerebbe la
destrutturazione della famiglia. L'ideologia, pretende, come
riscontra anche Papa Francesco, di rispondere a certe
aspirazioni a volte comprensibili ma cerca di imporsi come un
pensiero unico che determini anche l'educazione dei bambini.
Pensare che il traguardo sia quello di raggiungere una società
senza differenze di sesso è pura follia. È fuor di dubbio che
per crescere nella comprensione reciproca nel quadro delle
ricerche sul gender ci sia l'esigenza di educare i bambini a
rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente
condizione in modo che nessuno, a causa delle proprie condizioni
personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive,
ecc.) possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e
discriminazioni ingiuste. Appare inoltre evidente come le teorie
gender basate su un'errata libertà del sentire e del volere
specialmente le più radicali, portino ad un allontanamento dalla
natura: identità sessuale e famiglia. Il punto di partenza
consiste nel riconoscere che l'uomo è parte di una natura che
non può manipolare a piacere. Tornando alla questione educazione
- prosegue Tuteri - ritengo che il diritto-dovere educativo
della famiglia non può essere delegato né usurpato da altri, che
il bambino ha diritto a crescere con una mamma e un papà e che
proprio all'interno della famiglia possa essere educato a
riconoscere la bellezza della differenza sessuale. Da parte sua,
la scuola, è chiamata a interagire con la famiglia in modo
sussidiario e a dialogare con questa rispettandone la cultura.
In questo processo educativo appare come centrale costruire
un'alleanza tra scuola, famiglia e società, che possono
articolare percorsi di educazione all'affettività e alla
sessualità finalizzati al rispetto del corpo altrui, per
accompagnare i ragazzi in maniera sana e responsabile. In questo
senso penso debba prevalere la via del dialogo non certo quella
dell'imposizione. L'approccio ideologizzato alle delicate
questioni del genere, pur dichiarando il rispetto delle
diversità, rischia di considerare le differenze stesse in modo
statico, lasciandole isolate e impermeabili l'una dall'altra.
Uno Stato democratico non può ridurre la proposta educativa a
pensiero unico, sottolineando la legittima aspirazione di tutte
le famiglie a mantenere la propria visione della sessualità
umana".
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