Alle elezioni del 5 novembre potrebbe esserci un doppio, inedito ribaltone al Congresso, con il Senato (si rinnova un terzo dei 100 seggi) che torna ai repubblicani e la Camera (rinnovo completo) che passa ai dem, anche se il secondo scenario sembra più incerto, stando ai sondaggi.
Attualmente il partito dell'asinello controlla il Senato con una maggioranza risicatissima (51 a 49). Al Grand Old Party quindi bastano solo due seggi per riconquistare la camera più importante, quella che conferma anche le nomine presidenziali.
Se, come previsto, confermeranno i loro 11 seggi (tutte gare giocate in casa) e ne strapperanno uno, il Senato sarà pari ma avranno il voto decisivo del vicepresidente, nel caso Donald Trump tornasse alla Casa Bianca. E un seggio in più sembra già ipotecato in West Virginia, red state dove non si è ricandidato il senatore indipendente Joe Manchin che collaborava con i dem, pur restando spesso una spina nel loro fianco. Se invece si aggiudicano due nuovi seggi (il secondo più probabile è in Montana), i repubblicani controlleranno il Senato, a prescindere da chi sarà presidente. Certo, sarebbe una maggioranza fragile, perchè le due senatrici moderate Lisa Murkowski (Alaska) e Susan Collins (Maine) hanno spesso votato con i dem e anche contro Trump: in tal caso acquisterebbero un'influenza cruciale. Ma il Gop potrebbe raggiungere anche 54-55 seggi se facesse man bassa negli stati in bilico del Blue Wall. Per i dem, che devono difendere ben 23 seggi, molti dei quali in stati rossi e viola, è una sfida in salita: secondo il pallottoliere di RealClearPolitics, la gara ora è 50 a 43, con 7 seggi 'toss-up' (ossia in bilico), di cui 6 ora in mano ai dem (l'unico repubblicano in difficoltà è Ted Cruz in Texas).
Ancora più in salita per i dem appare la corsa per la Camera, dove i rivali hanno 221 scranni - tre in più del quorum di maggioranza - contro i loro 214. Secondo RealClearPolitics, la mappa per ora vede i dem con 196 seggi, i Gop con 207, mentre quelli 'toss-up' sono 32. Ma nelle valutazioni finali di Cook Political Report, i democratici sono favoriti in 205 seggi, mentre i repubblicani in 208, lasciando 22 seggi nella colonna 'toss-up'. Se il bottino più contendibile si dividesse a metà, i repubblicani manterrebbero la loro maggioranza con un margine ancora più stretto di 219 a 216 seggi. Se invece ciascuno dei due partiti difendesse i propri territori, i dem raggiungerebbero la soglia magica di 218 mentre gli avversari si fermerebbero un seggio sotto (a 217).
Il percorso verso la maggioranza passa attraverso distretti disseminati in tutto il Paese, nei tradizionali stati chiave (Pennsylvania, Arizona, Wisconsin e Michigan) e, sorprendentemente, negli stati affidabilmente liberali di California e New York, dove risiede la maggior parte dei 16 repubblicani che rappresentano i distretti vinti da Biden nel 2020. Si prevede che i repubblicani guadagneranno tre seggi nella Carolina del Nord a seguito di controversie sulla ripartizione dei distretti, mentre i democratici ne guadagneranno due in Louisiana e Alabama dopo che la Corte Suprema ha stabilito che entrambi gli stati hanno tracciato linee distrettuali con l'intento di diluire i voti nelle aree a maggioranza afroamericana.
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