L'impresario Camillo Lale Demoz, 75 anni, di Quart, è stato arrestato e posto ai domiciliari per il tentato omicidio del macellaio Olindo Ferré, 68 anni, di Charvensod, trovato il primo ottobre scorso gravemente ferito in un capannone di Quart, in frazione Seran.
Il provvedimento del gip di Aosta, emesso dopo l'istanza del pm Eugenia Menichetti, fa seguito agli accertamenti della polizia scientifica, che ha analizzato le tracce ematiche trovate sul luogo dei fatti, facendo emergere un "grave quadro indiziario" a carico dell'arrestato.
Ferré aveva riportato gravi traumi alla testa. Gestiva con il figlio Primo la macelleria del Pont Suaz di Charvensod: il giorno dell'aggressione era andato a Quart in mattinata per trattare l'acquisto di bestiame, "come fa ogni settimana da 46 anni. Mi ha detto: torno dopo pranzo, poi ore dopo ci hanno chiamato per dirci che era stato trovato...", aveva spiegato il figlio.
"Lasci stare va, sono stato fino ad adesso lì, tanto non mi ricordo niente". Non ricorda nulla perché avevate bevuto qualche bicchiere? "Qualche bicchiere…", aveva detto Lale Demoz ai giornalisti il 5 ottobre, dopo essere stato sentito in procura sull'accaduto. Erano stati sequestrati, tra l'altro, i suoi indumenti e il bastone di una zappa.
"Per cause ignote, ma verosimilmente riconducibili allo stato di ebbrezza, è scoppiata una lite" tra l'impresario Camillo Lale Demoz e il macellaio Olindo Ferré, nel corso della quale il primo "ha colpito" il secondo "con la zappa e relativo manico, come si desume dagli esiti degli accertamenti della polizia scientifica". Lo scrive il gip di Aosta Giuseppe Colazingari nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari per l'impresario Lale Demoz, indagato per tentato omicidio. "I colpi - prosegue il giudice - sono stati inferti con estrema violenza e hanno provocato la frattura del cranio oltre che una notevole perdita ematica".
Il gip ricostruisce gli eventi antecedenti di quella mattinata del primo ottobre a Quart: l'impresario e Ferré, "in compagnia di Rudy Blanc, si sono recati a bordo dei rispettivi mezzi nel capannone di Lale Demoz, dove hanno continuato a consumare bevande alcoliche, così come comprovato dal rinvenimento sul tavolo di un bottiglione e di due bicchieri". In questo senso, "all'arrivo della polizia il Lale Demoz era visibilmente ubriaco e nella scheda di soccorso relativa al Ferré redatta dal personale del 118 si legge tra l'altro 'alito alcolico'".
Sono state le analisi del Dna estratto dalle tracce ematiche presenti su una zappa a far chiudere attorno all'impresario Camillo Lale Demoz il cerchio delle indagini per il tentato omicidio del macellaio Olindo Ferré. In particolare "sono risultate corrispondere al profilo genetico della persona offesa le campionature di sostanza ematica effettuate sulla zappa, in corrispondenza dell'alloggiamento del manico, nonché quella effettuata in corrispondenza dell'estremità inferiore del manico in resina", scrive il gip nell'ordinanza con cui ha disposto gli arresti domiciliari.
"Per contro - prosegue il giudice - è risultata corrispondere al profilo del Lale Demoz la campionatura di sostanza ematica effettuata in corrispondenza dell'estremità superiore del manico in resina". Sono attesi nelle prossime settimane gli esiti degli accertamenti della procura - che a metà ottobre aveva incaricato un proprio consulente, il medico biologo Paolo Garofano - sugli indumenti indossati il giorno dell'aggressione dallo stesso Lale Demoz.
Il corpo ferito di Olindo Ferré era stato scoperto da un operaio della ditta alla quale Lale Demoz affitta una metà del suo capannone di villaggio Seran, a Quart. Agli investigatori lo stesso dipendente aveva riferito che "al termine dell'orario di lavoro, si era recato nel capannone ove vengono custoditi i mezzi dell'azienda e di aver trovato l'indagato (Lale Demoz, ndr) in prossimità di uno dei portoni d'ingresso della rimessa. Proprio il Lale Demoz aveva richiamato la sua attenzione, facendogli notare un uomo riverso a terra, ricoperto apparentemente di sangue e privo di conoscenza, al che" l'operaio "chiamava immediatamente il 118".
La polizia era arrivata sul posto alle 18,20, allertata dai sanitari. Lale Demoz era "in evidente stato di ebbrezza (tanto da essere successivamente trasportato in ospedale con diagnosi di abuso etilico) e solo col trascorrere del tempo, farfugliando, riferiva di aver bevuto in compagnia di altre persone, tra cui Rudy Blanc e il fratello di questi". Le sue scarpe, avevano notato i poliziotti, erano "attinte da liquido di colore rosso, presumibilmente sangue".
Dall'ispezione degli agenti era emerso che nel capannone "vi era stata una colluttazione": su un tavolo "una bottiglia verde semivuota e due bicchieri" e attorno delle sedie "alcune delle quali a terra con segni più o meno profondi di danneggiamento", due chiazze rosse nei dintorni e il manico giallo di fibra di resina con le tracce ematiche - "occultato dietro ad altri attrezzi" - e la zappa. Ferré era stato identificato con la patente trovata nel suo Piaggio Porter, all'ingresso del capannone. Aveva riportato un trauma cranico "con ferita lacero contusa in sede occipitale" e subito era stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Aosta in prognosi riservata. Ad oggi si trova in gravi condizioni un centro di recupero fuori Valle.
Macellaio aggredito: gip,Lale Demoz tirò in ballo allevatore - Nella sua prima versione dei fatti, fornita agli investigatori il 2 ottobre, Camillo Lale Demoz "ha affermato che" l'allevatore "Rudy Blanc nella tarda mattinata del giorno prima si era presentato nel suo capannone insieme al Ferré per bere del vino 'ramandolo', che tutti e tre si erano ubriacati e che tra Blanc e Ferré era sorta una discussione poi sfociata in una colluttazione in quanto i due si erano spinti fino a cadere a terra. A quel punto lui era uscito dal capannone per fare un giro nei paraggi e, al suo rientro, aveva notato una persona riversa a terra in una pozza di sangue". Lo scrive il gip di Aosta Giuseppe Colazingari nell'ordinanza con cui ha posto agli arresti domiciliari Lale Demoz, indagato per il tentato omicidio del macellaio Olindo Ferré. Una versione che contrasta con quella di Rudy Blanc, il quale ha riferito che "verso le 11" del primo ottobre, "mentre era sul prato a pascolare il bestiame, veniva raggiunto dal suo amico Olindo Ferré, macellaio", interessato "all'acquisto di una mucca.
Sul posto giungeva anche Camillo Lale Demoz ed i tre hanno bevuto del vino ramandolo (quasi due bottiglie in tre, come preciserà il 5 ottobre 2018). Verso le 12.30 il Ferré e il Lale Demoz si sono allontanati" ognuno con il proprio veicolo. Le indicazioni sul seguito della giornata dell'allevatore "sono state riscontrate" da altri testimoni. Blanc ha riferito agli inquirenti che quando Lale Demoz abusa di sostanze alcoliche "Il giorno dopo non ricorda più nulla, è capitato più di una volta che lo incontrassi e non si ricordasse nulla del giorno precedente, aveva dei vuoti di memoria, neanche si ricordava di avermi visto, aveva dei vuoti completi". Per il gip la condotta di Lale Demoz è stata "gravissima, posta in essere con estrema violenza e brutalità".
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