La Regione autonoma Valle d'Aosta ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la normativa relativa ai concorsi unici (previsti dalla legge di Bilancio 2018 e dalla legge 12 del 2019). Come accade già per le centrali di committenza degli appalti, anche regioni, enti locali e del servizio sanitario nazionale dovranno assumere personale attraverso un unico canale. L'avvio del nuovo sistema è previsto per quest'anno, ad eccezione delle professioni sanitarie per le quali scatterà dal 2020.
La modalità di svolgimento dei concorsi, contesta la Regione, è affidata a un decreto in via di emanazione del ministero della Pubblica amministrazione, "in assenza" però di "qualsivoglia meccanismo di raccordo con le Regioni e le Province autonome, nonostante l'incidenza delle predette previsioni sulle competenze legislative regionali" e, in Valle d'Aosta, sulla "disciplina riferita all'accertamento preliminare di conoscenza della lingua francese o italiana".
Inoltre è previsto che alle graduatorie si possa attingere solo "per la copertura dei posti messi a concorso", al contrario della normativa regionale che prevede la possibilità di andare oltre il numero previsto di assunzioni, anche per "contenere i costi" legati ai concorsi. Infine, sempre diversamente dalla norma regionale, viene introdotto un sistema di proroga della validità delle graduatorie che, per quelle più lontane nel tempo, sottopone i candidati a un "giudizio di perdurante idoneità". La questione di legittimità costituzionale promossa fa riferimento, tra l'altro, all'autonomia organizzativa sancita dallo Statuto speciale.
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