L'ex amministratore unico del Casinò di Saint-Vincent Luca Frigerio è stato condannato dal Tribunale di Aosta a 4 anni di reclusione e a un maxi risarcimento di 120 milioni alla Regione Valle d'Aosta nel processo sui 140 milioni di euro di finanziamenti regionali erogati alla casa da gioco tra il 2012 e il 2015. Era imputato per falso in bilancio e truffa ai danni dello Stato. Il pm Eugenia Menichetti aveva chiesto la condanna a 5 anni e 4 mesi di reclusione.
La procura di Aosta esprime "soddisfazione" per l'esito del giudizio di primo grado. Rispetto al giudizio conclusosi con l'assoluzione degli altri sette imputati lo scorso 8 novembre, la principale differenza tra i documenti agli atti è costituita dalle tre lettere di garanzia inviate da Rollandin nel 2014 a tre banche creditrici per 19 milioni di euro nei confronti della Casinò de la Vallée spa. Missive che nell'ottica accusatoria contribuiscono rafforzare soprattutto l'ipotesi di truffa ai danni dell'ente pubblico, che aveva concesso i finanziamenti nonostante la grave crisi della casa da gioco. Il tribunale ha inoltre valutato la nuova consulenza di parte del commercialista Corrado Ferriani (circa 600 pagine) e altre produzioni documentali prodotte dalla procura in risposta.
L'accusa di false comunicazioni sociali a Frigerio era relativa a due episodi: il presunto occultamento di perdite di esercizio per 16,5 milioni nel 2013 e per 22,5 milioni nel 2014 (per il 2012 era scattata la prescrizione) attuato attraverso "operazioni di maquillage" sui bilanci, stanziando "imposte anticipate ai fini Ires sulle perdite, in assenza di attendibile prospettiva che la società tornasse in utile negli esercizi successivi e quindi potesse riassorbire le perdite".
In base all'imputazione di truffa aggravata Frigerio, consapevole della reale situazione economico patrimoniale del Casinò, aveva indotto "in errore con artifici e raggiri la Regione", che aveva deliberato i finanziamenti, "dissimulando" nei bilanci "la reale consistenza delle perdite" in modo da "poter formulare piani industriali di sviluppo in realtà irrealizzabili". I finanziamenti sono stati erogati nel 2012 (mutuo da 50 milioni deliberato dalla giunta), 2013 (mutuo da 10 milioni) e 2014 (ricapitalizzazione da 60 milioni varata dal Consiglio Valle). Il totale, 120 milioni di euro, corrisponde alla cifra che è stato condannato a risarcire alla Regione. Il mutuo da 20 milioni del 2015 risale invece a un periodo in cui l'amministratore unico era già Lorenzo Sommo.
Casinò: difesa Frigerio, paradossale dopo assoluzioni gup - "Abbiamo avuto un'indicazione opposta rispetto a quella del gup. Evidentemente avendo peraltro letto gli stessi atti si sono fatti una ragione diversa. A noi sembra francamente un po' paradossale, però è giustizia, leggeremo la sentenza". Lo ha detto ai cronisti dopo la lettura della sentenza per il suo assistito, Luca Frigerio, l'avvocato Cesare Cicorella, del foro di Busto Arsizio.
E' stato infatti il tribunale collegiale, presieduto da Eugenio Gramola (giudici a latere Maurizio D'Abrusco e Marco Tornatore) a condannarlo a 4 anni di reclusione e a 120 milioni di euro di risarcimento alla Regione Valle d'Aosta, che si era costituita parte civile su iniziativa della giunta Spelgatti.
Lo scorso 8 novembre, invece, il gup Paolo De Paola aveva assolto tutti gli altri sei imputati nello stesso procedimento "perché il fatto non sussiste": si tratta degli ex assessori alle Finanze Mauro Baccega ed Ego Perron, dell'ex presidente della Regione Augusto Rollandin, dell'ex au Lorenzo Sommo, degli ex sindaci Fabrizio Brunello, Jean Paul Zanini e Laura Filetti, per i quali il pm Eugenia Menichetti aveva chiesto condanne tra i due e i cinque anni di reclusione.
Secondo l'avvocato Cicorella, l'interpretazione diversa tra gup e tribunale collegiale è "indice di un contrasto interno di giurisprudenza. Succede anche in Cassazione che una sezione lo stesso giorno dica una cosa e un altro collegio ne dica un'altra. Quindi fa parte delle situazioni della giustizia. Poi quali tra queste due sia giusta lo vedremo, lo dirà la Corte d'Appello".
"Sul piano umano", ha aggiunto il legale, il risarcimento di 120 milioni di euro "è tutto sommato accessorio rispetto all'affermazione di responsabilità. Noi siamo radicalmente convinti che non ci siano responsabilità in questa storia. Evidentemente abbiamo una visione della giustizia, e dei principi su cui si fonda, diversa".
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