"Quest'esperienza mi ha fatto capire l'importanza delle piccole cose. Come uscire di casa per andare a comprare il pane, incontrare parenti e amici. Mi mancano gli abbracci delle persone care. C'è ancora paura, ci vorrà un po' a farla andare via". Christian Giovinazzo, 47 anni, ristoratore di Aosta, è guarito dal coronavirus e da qualche giorno sta cercando di tornare alla vita normale.
"Ho cominciato a stare male il 10 marzo - racconta - con un po' di febbre e tosse. Avevamo già deciso di chiudere il ristorante a seguito del Dpcm. Dopo qualche giorno ho chiamato il 112. La febbre saliva fino a 39 e scendeva. Siccome riuscivo a respirare bene i medici mi hanno detto di aspettare per il tampone. Poi la situazione è peggiorata e mi hanno portato all'ospedale in ambulanza". "Sono stato ricoverato in un reparto Covid - prosegue - dove c'erano già una sessantina di pazienti. Ero in camera da solo. Mi sentivo abbastanza bene. Avevo dei libri e potevo telefonare. Ho apprezzato la gentilezza e l'accortezza di medici e infermieri. Quando la saturazione è migliorata, qualche giorno dopo, mi hanno dimesso, era il 19 marzo".
Una volta a casa è iniziato un nuovo isolamento. "Abbiamo dovuto prendere delle precauzioni - spiega - come dormire in letti separati. Io mangiavo da una parte, mia moglie e i figli da un'altra. Loro stavano sul divano a guardare la tv e io a distanza su una sedia. Credo che anche loro siano stati positivi ma sempre asintomatici". "Non so come ho preso il contagio - conclude - forse durante un viaggio a Madrid, forse lavorando al ristorante, forse banalmente facendo la spesa. Mi sono fatto un sacco di domande. Alla vigilia di Pasqua è arrivata l'ufficialità che sono guarito. Una bella soddisfazione. Prima di questa vicenda volevo perdere qualche chilo, con la malattia mi sono trovato più 'leggero' di otto chili".
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