Il Consiglio dei ministri ha deliberato di impugnare la legge regionale della Valle d'Aosta 11 del 9 dicembre 2020, che consente al presidente della Regione di regolare autonomamente, in deroga ai decreti nazionali, l'apertura, tra l'altro, di negozi, bar e ristoranti, la pratica sportiva e la libertà di movimento. Disposizioni che per il governo "eccedono dalle competenze statutarie e si pongono in contrasto con la disciplina dettata dallo Stato in materia di contenimento e di gestione dell'emergenza epidemiologica".
Secondo il governo diverse parti della legge si pongono inoltre "in violazione dei principi costituzionali in materia di tutela della salute, di profilassi internazionale e di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale", ma anche "dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza", "del principio di leale collaborazione" e della legislazione esclusiva dello Stato "in materia di ordine pubblico e sicurezza".
La decisione di rivolgersi alla Corte costituzionale è arrivata su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia.
Oltre che riguardo agli spostamenti, l'attività sportiva, l'apertura di attività commerciali, bar e ristoranti, i servizi alla persona, la legge è stata impugnata nelle parti in cui regola l'apertura di attività turistiche, strutture ricettive e degli impianti a fune, il mondo della scuola, il trasporto pubblico, le attività artistiche e culturali, i concorsi, la coltivazione di orti, la caccia, la pesca, la cura del bestiame, gli eventi e le manifestazioni pubbliche.
La legge regionale impugnata era stata approvata dal Consiglio regionale lo scorso 2 dicembre con i voti degli autonomisti e della Lega. Il centrosinistra, che fa parte della maggioranza regionale, si era astenuto,
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