La procura di Aosta ha chiesto la condanna a otto mesi di reclusione ciascuno per l'ex presidente della Cervino spa Federico Maquignaz, di 53 anni, di Valtournenche e per Ezio Colliard di 65 anni, di Hone, in qualità di rappresentante legale della Vico - valdostana impresa costruzioni srl.
Sono imputati per concorso in turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
L'inchiesta coordinata dal pm Luca Ceccanti riguarda il presunto accordo per la cessione dell'albergo Gran Baita di Cervinia, venduto nel 2016 dalla Cervino spa per 1 milione 570 mila euro alla Vico di Colliard. L'imprenditore, insieme ad altre persone, ha poi costituito una nuova società (La Gran baita srl) che nel novembre 2018 ha rivenduto l'immobile a 4 milioni 350 mila euro e - sostiene la procura - senza effettuare alcun lavoro. Secondo l'accusa il tutto è avvenuto con "accordi, collusioni e mezzi fraudolenti", turbando "la regolarità della procedura di vendita" o "il procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando" per "condizionare le modalità di scelta del contraente garantendo alla Vico srl l'aggiudicazione con relativi ingenti vantaggi economici".
La discussione del processo con rito abbreviato davanti al gup di Aosta è durata oltre due ore e mezza. L'udienza è stata rinviata a febbraio per le eventuali repliche e controrepliche prima della sentenza. Le difese hanno chiesto l'assoluzione perché il fatto non sussiste o perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.
Per difesa Maquignaz fu "vantaggiosa" - "Ho sempre sostenuto fin dall'inizio di questo processo che si tratta di un'imputazione totalmente insussistente perché l'operazione è stata assolutamente corretta, alla luce del sole, e tra l'altro vantaggiosa per la Cervino spa". Così l'avvocato Corrado Bellora, difensore dell'ex presidente della Cervino spa Federico Maquignaz, al termine della discussione del processo per turbata libertà di scelta del contraente sulla cessione dell'albergo Gran Baita di Cervinia. In particolare, spiega il legale, "abbiamo documentato una spesa di oltre 500 mila euro solo per realizzare interventi provvisori. Inoltre avevamo un preventivo per la messa in sicurezza di circa due milioni di euro. Altrimenti l'unica soluzione sarebbe stata la demolizione, per un costo attorno al milione. Quindi alla Cervino spa serviva liberarsi di quell'immobile". Di conseguenza "a fronte di una realtà del genere per Cervino spa liberarsene, oltretutto incassando un milione e mezzo di euro, era assolutamente un'operazione vantaggiosa. Tanto è vero che è stata approvata dal Consiglio di amministrazione all'unanimità" e ne "era consapevole Finaosta, a cui venivano inviati tutti gli ordini del giorno e tutti i bilanci". "Abbiamo esposto - aggiunge l'avvocato Monica Atzei, che difende Ezio Colliard -, sia io che il collega, amplissime e validissime ragioni che ci portano a escludere la sussistenza del reato". In base a quanto ricostruito dalla procura di Aosta, il 17 marzo 2016 la Cervino spa (partecipata all'86 per cento da Finaosta) aveva trasmesso un invito a presentare offerte a nove soggetti. Il termine - sostengono gli inquirenti - era "brevissimo", fissato al 21 aprile dello stesso anno, e non era stato indicato alcun prezzo base per l'immobile, nonostante la stima di Finaosta, nel maggio 2016, fosse di 2 milioni e 58 mila euro. Nato negli anni trenta come grande albergo, l'hotel Gran Baita era stato semidistrutto da un rogo nel 1973 e fino a qualche anno fa ospitava alcuni uffici.
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