"Ci accordammo per una fornitura" a titolo di campionario "di 7.000 euro, che pagai con bonifico, con pagamento anticipato, ma ricevetti la metà del valore della merce concordata". Lo lamentava nel gennaio 2016 il grossista alimentare Gerardo Cuomo, sentito come persona informata sui fatti dai carabinieri che indagavano su Giuseppe Nirta (classe '65), ucciso poi in Spagna nel giugno 2017. Le dichiarazioni sono riportate nelle 45 pagine con cui la Corte d'Appello di Milano motiva l'assoluzione di Pasquale Longarini, ex procuratore facente funzioni di Aosta, ora giudice civile a Imperia, - che era accusato di induzione indebita, rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento -, dello stesso Cuomo e dell'albergatore Sergio Barathier.
"Ho conosciuto Giuseppe Nirta presentatomi nel 2014 da Antonio Raso, titolare della pizzeria La Rotonda di Aosta", aveva detto Cuomo agli investigatori. Versione che già nel luglio scorso lo stesso Raso aveva fornito in aula durante il processo Geenna su una presunta locale di 'ndrangheta nel capoluogo valdostano.
"Ero interessato al commercio di olio di oliva" e "Nirta affermava di avere molti contatti in Spagna per poter fornire derrate alimentari a prezzi vantaggiosi", aveva riferito Cuomo ai carabinieri. Dopo il bonifico iniziarono i problemi. "Penso che Paul fosse un socio di affari con Nirta. Infatti quando ho sollecitato per ottenere la merce che non mi era stata fornita, ho sollecitato anche Giuseppe Nirta. Nirta giustificava la mancata fornitura con varie scuse arrivando addirittura a proporre il rimborso di tasca sua".
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