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Covid: in 150 sotto palazzo Regione, "siamo in mutande"

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Covid: in 150 sotto palazzo Regione, "siamo in mutande"

Protesta del terziario, delegazione ricevuta da giunta

AOSTA, 18 marzo 2021, 11:28

Redazione ANSA

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Aosta, manifestazione in Piazza Deffeyes della filiera di somministrazione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Aosta, manifestazione in Piazza Deffeyes della filiera di somministrazione - RIPRODUZIONE RISERVATA
Aosta, manifestazione in Piazza Deffeyes della filiera di somministrazione - RIPRODUZIONE RISERVATA

Circa 150 persone si sono trovate in piazza Deffeyes ad Aosta, davanti al palazzo della Regione, per chiedere sostegni e protestare contro le restrizioni anti-Covid.
    Tra loro anche titolari di bar, ristoranti e palestre, maestri di sci, stagionali degli impianti a fune e negozianti. Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta da alcuni membri della giunta regionale.
    Sono stati esposti striscioni come "La montagna merita rispetto non 'Speranza'!" e "Oggi vogliamo una risposta" e cartelli contro il governo regionale ("Lavevaz tu lo hai preso lo stipendio? Noi no!") e nazionale ("Draghi comanda color"). I manifestanti hanno anche portato in piazza riferimenti più espliciti, come la parte superiore di una bara con apposta sigla '"Vda" ("Marzo 2021 la Valle d'Aosta deceduta ringrazia Stato e Regione") e alcuni slip ("Siamo in mutande").
    "L'Italia è ai primi posti per le morti da Covid, a cosa sono servite le restrizioni?", ha detto il ristoratore di Donnas Manuel Pagan, tra i promotori dell'iniziativa. Hanno portato la propria solidarietà ai manifestanti anche alcuni lavoratori non colpiti dalle chiusure. 

Il confronto tra le delegazione di manifestanti e la giunta è durato un’ora e mezza circa. “Le nostre ragioni e le nostre paure sono intatte, non possiamo ridurci semplicemente a piangere, dobbiamo fare di più, tutti insieme probabilmente”, ha detto al termine Piero Roullet, albergatore di Cogne. Dalla riunione, ha aggiunto, “sono uscite proposte con poche risposte. La giunta regionale vuole giustificare il proprio operato dicendo che più di così non si poteva fare”. Le prospettive, ha spiegato, “sono legate a delle forme burocratiche in cui anche la Regione è coinvolta. Certamente prima bisogna avere risolto la legge sul bilancio e così via, ma queste sono questioni tecniche che sono normali. Così come è normale che noi siamo spaventati e terrorizzati dal futuro”.
   

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