Resta agli arresti domiciliari
l'avvocata aostana Maria Rita Bagalà, 52 anni, indagata
nell'ambito dell'inchiesta Alibante della Dda di Catanzaro. Lo
hanno deciso i giudici della Corte di Cassazione respingendo
l'istanza di revoca della misura a cui Bagalà è sottoposta dal 3
maggio scorso. Anche il Riesame aveva respinto il ricorso
presentato dalla difesa di Maria Rita Balagà, l'avvocato Mario
Murone.
Nei prossimi giorni, il tribunale del Riesame si dovrà
esprimere sulla richiesta dalla procura distrettuale antimafia
di Catanzaro che ha proposto appello per chiedere la misura
cautelare della custodia in carcere nei confronti dell'avvocata
e di altri quattro indagati nell'ambito dell'inchiesta
'Alibante'.
Per l'accusa, Maria Rita Bagalà, sotto la regia del padre
Carmelo Bagalà considerato il capo del clan, "partecipava alla
cosca", garantendo "l'amministrazione dei diversi affari
illeciti", lo scrive il gip di Catanzaro, Matteo Ferrante,
nell'ordinanza di custodia cautelare sottolineando che
l'avvocata, oltre a essere la "mente legale del clan", curava
gli interessi economici e finanziari del sodalizio. In base
all'ordinanza, la donna aveva assunto anche il ruolo di
prestanome della società Calabria Turismo srl ed era
l'intestataria dei beni patrimoniali e delle quote societarie
della consorteria "costituenti il provento illecito della varie
attività delittuose del clan". Accuse sempre respinte
dall'indagata.
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