"La mia vita è stata tutta un fallimento. Ho commesso delle cose bruttissime. Sono tanto pentito di quello che ho fatto, ma prendo delle medicine per stare tranquillo". Sono le parole, riportate da Sette, di Andrea Matteucci, 59 anni, serial killer di Villeneuve che oggi vive in una comunità terapeutica. Il settimanale del Corriere della Sera, in un pezzo firmato da Rossella Scalise, ha raccontato l'incontro con suo figlio Christian, 34enne, avvenuto il 3 febbraio scorso, dopo molti anni in cui i due non si sono visti (il giovane aveva solo otto anni quando il padre fu arrestato). "Volevo tornare qui, in Valle d'Aosta, speravo tanto - ha detto Andrea Matteucci - di incontrare ancora una volta mio figlio Christian". Rivolgendosi a lui, ha detto: "Scusami Christian, non sono stato un buon padre".
Il serial killer viene descritto come un uomo che ha voglia di socializzare e che ha sempre rispettato le regole. Nel tempo ha iniziato a leggere la Bibbia e a rivolgersi a Dio: "Lui non mi risponde, ma mi dà conforto. Gli chiedo di fare stare bene il mio figliolo e chi mi sta vicino".
Matteucci era stato condannato in via definitiva nel 1998 a 30 anni di carcere per l'uccisione di un commerciante e di tre prostitute e per il tentato omicidio di una quarta ragazza.
Dichiarato seminfermo di mente con una perizia della procura, era detenuto nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia fino al 2017, quando è stato trasferito in una struttura psichiatrica specializzata.
La psichiatra Anna Maria Beoni, direttrice del Dipartimento salute mentale di Aosta, ha dichiarato a Sette: "La mancanza di un reale senso di colpa è tipico di questi soggetti ed è quello che permette a persone lucide e ben orientate di commettere reati in maniera ripetitiva. La cura farmacologica non è possibile, per cui è molto probabile che Andrea dovrà essere seguito per sempre dal nostro servizio. Con lui è stato portato avanti un lavoro enorme e siamo consapevoli di avere fatto tutto il possibile". Christian spiega di aver deciso di cambiare cognome nel 2017, quando il padre ha finito di scontare la sua pena: "Da quel momento ho ricominciato a vivere, anche se non posso cancellare il nostro passato. Papà ha commesso dei reati imperdonabili, chiedo scusa anch'io per lui. Nessuno potrà riportare in vita quelle persone, purtroppo. Io però non ho colpe e oggi voglio capire come sta. Provare finalmente a conoscerlo. Il male non si cancella, ma voglio dare a lui e a me stesso un'opportunità". Era stato lo stesso Andrea Matteucci, artigiano marmista, a confessare gli omicidi nel 1995, per poi ritrattare le autoaccuse l'anno dopo. Domenico Raso (50 anni), commerciante ortofrutticolo di Aosta, fu accoltellato tra le rovine del Teatro Romano, la notte del 30 aprile 1980. Poi nel 1992 era toccato a Daniela Zago, 30 anni, torinese, nel 1994 a Clara Omarei Bee (26) di origine nigeriana e nel 1995 a Albana Dakovi (20), albanese. "Le ho uccise - disse agli inquirenti - perché vendevano amore", sottolineando: "le donne non devono comportarsi come mia madre che da piccolo mi costringeva ad assistere ai rapporti sessuali che aveva con i suoi clienti".
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